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Iran: crimini sul web

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puniti con pena di morte

Eloisa Palomba
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Teheran – Il Majlis, il Parlamento iraniano, ha presentato oggi una proposta di legge che farà certamente discutere. Pena di morte per chi, mediante blogs o siti internet, promuoverà “corruzione, prostituzione e apostasia”. Secondo quanto riferito dall' agenzia iraniana ISNA,  coloro che “danneggiano la sicurezza mentale della società” promuovendo attività "particolarmente dannose", tra le quali anche l'apostasia, cioè, secondo i principi islamici, "l'abbandono della religione musulmana ed il passaggio ad un'altra”, potrebbe essere condannato a morte. Che in Iran il “traffico” via internet sia strettamente e rigidamente sorvegliato non è cosa nuova: sono moltissimi i siti che quotidianamente vengono oscurati perché “colpevoli” di diffondere contenuti  immorali dal punto di vista religioso e/o politico, ma arrivare addirittura all'esecuzione capitale… "Se il progetto verrà adottato”, dice un comunicato dell'associazione iraniana per la difesa dei diritti dell'uomo, la Ong, “assisteremo sia a un notevole aumento delle violazioni alla libertà di stampa sia ad un ulteriore incremento delle esecuzioni capitali". “I reati su internet”, denuncia l'associazione, “verranno quindi equiparati a crimini come lo stupro o il furto a mano armata". Il premio Nobel Shirin Ebadi, presidente dell'Ong, non ha dubbi: “Con questa legge si minaccia la vita di persone il cui unico crimine è scrivere”. In Iran, secondo le stime di Amnesty International, nel 2007 sono state eseguite 317 condanne a morte.

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