Iran, Karrubi sfida Kahmenei
"Oggi in piazza a protestare"
Nonostante il monito dell'ayatollah Ali Kahmenei, guida suprema dell'Iran, sembra che qualcuno voglia continuare le proteste. “Non ho sentito nulla - ha affermato il consigliere citato dalla Afp - che indichi che la manifestazione sia stata annullata. Come ha detto Mehdi Karrubi, la manifestazione si terrà alle 16 (le 13,30 italiane) sulla piazza Engelab”. Se confermata, la manifestazione sarebbe una sfida diretta alla Guida suprema del paese: ieri infatti Khamenei ha avvertito che chi continuerà le manifestazioni di protesta “sarà punito”. Ieri, secondo una fonte affidabile tra i sostenitori dell'ex candidato Moussavi, aveva comunicato la decisione di annullare la manifestazione. Così mentre Moussavi, principale avversario di Ahmadinejad, ha deciso di seguire le disposizioni della Guida suprema, sembra che il candidato presidente Mehdi Karrubi voglia alzare la tensione sfidando apertamente l'apparato. LA GIORNATA DI IERI - Aly Khamenei ha tuonato ed il mondo della diplomazia si è messo in marcia. L'ayatollah ha alzato la voce nelle ultime ore, invitando i manifestati a smettere di protestare per il risultato delle elezioni della scorsa settima. Parole dure pronunciate all'università di Teheran, uno dei focolai della rivolta contro Ahmadinejad, in occasione della preghiera del venerdì. La preghiera del venerdì - “La stampa estera ha cercato di far credere che fosse in corso una guerra al sistema islamico. Invece tutti e quattro i candidati fanno parte del sistema islamico. Inoltre – ha proseguito Khamenei - le ultime elezioni sono state importanti per l'ampia partecipazione e rappresentano una fase di sviluppo del paese. Dimostrano l'importanza che il popolo riconosce al nostro sistema politico”. “La nostra democrazia è migliore di tante altre. Sono state un esempio del vostro senso di responsabilità. Il fatto che 40 milioni di persone, l'85% dell'elettorato, abbia preso parte al voto dimostra come ci sia nel paese la misericordia spirituale di Allah. La vasta partecipazione dei giovani poi dimostra come lo spirito della rivoluzione sia ancora vivo. Per questo vi ringrazio dal profondo del mio cuore”. I timori di violenze - Chi protesta, quindi, va incontro alla volontà del popolo iraniano: da qui la decisione di prendere una linea dura nei confronti dei sostenitori di Moussavi. Le dichiarazioni della guida spirituale hanno preoccupato i governi internazionali. Il primo a muoversi è stato il governo britannico che ha convocato d'urgenza l'ambasciatore iraniano a Londra. Nel frattempo Amnsety International ha diramato un comunicato nel quale fa trasparire il timore che dietro alle dichiarazioni di Khamenei si nascondano violente repressioni da attendersi nelle prossime ore. Sempre oggi l'ayatollah ha comunque cercato di rasserenare gli animi difendendo dalle accuse di corruzione Ali Akbar H?shemi Rafsanj?ni, attuale presidente del Consiglio d'esame rapido dell'Iran e avversario di Ahmadinejad. I neocon criticano Obama - La crisi iraniana ha riportato alla luce anche i neoconservatori, gli intellettuali e giornalisti che sostengono il principio dell'esportazione della democrazia, anche con le armi. I neocon salirono alla ribalta delle cronache dopo l'11 settembre 2001, quando l'amministrazione Bush disegnò le strategie per le operazioni in Afghanistan e Iraq. Oggi criticano ferocemente l'operato di Barack Obama. Il quale, arrivato alla Casa Bianca, è diventato una sorta di guru globale, all'insegna dello slogan ‘hope and change', ma nega speranza e cambiamento agli iraniani. "Vuole dialogare con un regima sfacia teste" - Scrive Charles Krauthammer oggi sul Washington Post: “I dimostranti stanno combattendo da soli ma stanno aspettando di sentire solo una parola che mostri che l'America è al loro fianco ed invece cosa arriva dal presidente degli Stati Uniti? Silenzio e poi, a peggiorare le cose, tre giorni dopo il presidente esprime chiaramente la sua posizione: continuare il 'dialogo' con i capi del clero”. Un dialogo, ironizza sarcastico Krauthammer, “con un regime che sfascia le teste, spara ai dimostranti, espelle i giornalisti ed arresta i militanti”.