I primi supereroi islamici
arrivano in Occidente
Sono novantanove, come tutti gli appellativi di Allah. Lottano per la verità, la giustizia e una società modellata sull'insegnamento dell'Islam. Sono i nuovi supereroi musulmani che hanno già spopolato dal Marocco all'Indonesia e che ora si apprestano ad entrare nei soggiorni europei grazie alla casa produttrice Endemol, la stessa che ha esportato il format del Grande fratello. A dirla tutta si chiamano “I 99”, ma non raggiungeranno mai il numero prefissato, perché la dottrina islamica vieta di rappresentare tutte le qualità di Allah. Eppure non hanno nulla da invidiare agli X Men o a Batman, Superman e Spider Man. Alcuni di loro si chiamano Jabbar (una sorta di Incredibile Hulk), Darr (un americano paraplegico che può manipolare le menti) e, addirittura, Batina The Hidden (la nascosta), che indossa un burqa. L'autore è il dottor Naif al-Mutawa, uno psicologo del Kuwait che per anni ha lavorato in una clinica e che ha tratto ispirazione dalle drammatiche esperienze con alcuni iracheni torturati da Saddam Hussein: “Erano giovani che per anni avevano guardato al dittatore come al loro eroe, finendo per subire le sue violenze”. Così “ho deciso che il mondo arabo aveva bisogno di un modello diverso” che ora è pronto a esportare i vecchi valori islamici tra i ragazzini cristiani, islamici ed ebrei. Un altro spunto il dottor al-Mutawa lo ha tratto da un fumetto pubblicato sui giornali di Nablus, città sotto la guida dell'Autorità nazionale palestinese, nel quale compaiono inneggiamenti all'Intifada. “Lasciatemi morire come un martire, la terra gloriosa mi sta chiamando”, è una delle battute messe in bocca ai protagonisti circondati da feriti e carri armati israeliani nel cartoon ormai conosciuto come “L'album dell'Intifada”. I 99 non sono così estremisti, anzi. Hanno dovuto già fare i conti con un nemico molto forte: il regime dell'Arabia Saudita. Solo dopo aver ricevuto un finanziamento da una banca islamica, i nuovi supereroi hanno sconfitto i censori di Riyad.