Al Qaeda minaccia la Cina:
Jihad per difendere religione
In occasione della visita al Centro Nazionale Antiterrorismo il presidente americano Barack Obama ha affermato che sono stati fatti “reali progressi nella lotta l terrorismo” e che Al Qaeda si sta gradualmente indebolendo. Un video apparso oggi su un sito islamista, però, sembra smentire le parole del presidente, anzi, dimostra come l'organizzazione terroristica si stia ampliando mettendo in apprensione anche la Cina. Nel video un leader di Al Qaeda ha invitato gli Uiguri dello Xianjiang a prepararsi ad una guerra santa contro l'oppressione cinese e ha chiesto a tutti i musulmani di unirsi alla causa. “Lo stato dell'ateismo sta per crollare. Patirà la stessa sorte dell'orso russo (l'Unione Sovietica, ndr)”, ha detto nel messaggio in cui accusa la Cina di commettere massacri contro gli Uiguri e di annientare la loro identità. "La popolazione deve tornare alla propria religione" - Gli Uiguri sono una popolazione di religione musulmana originaria della provincia cinese dello Xinjiang, che i musulmani chiamano Turkestan Orientale, e hanno forti legami culturali con le popolazioni turcofone dell'Asia Centrale. “Non c'è modo di eliminare l'ingiustizia e l'oppressione senza che gli Uiguri tornino alla loro religione – spiega il leader di Al Qaeda - e quindi bisogna fare seri preparativi per una Jihad sul sentiero di Dio Onnipotente e prendere le armi contro gli invasori cinesi”. al-Libi ha inoltre accusato la Cina di impiegare “strumenti satanici” per schiacciare i musulmani della provincia e sostituirli con altre etnie, “mentre intanto ne saccheggiano le risorse e mettono in pericolo la loro cultura e la loro religione”. Tensione tra Pechino e la regione - Pechino non ha nessuna intenzione di rinunciare allo Xinjiang, una regione dell'ovest del Paese. Il suo vasto territorio confina con Russia, Mongolia, Khazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan e India. Ha abbondanti riserve di petrolio ed è la regione da cui la Cina ricava la maggior quantità di gas naturale. Ad agosto, il leader di un gruppo presentatosi come Partito per il Turkestan Islamico aveva esortato la popolazione musulmana a colpire la Cina per punire Pechino per quelli che ha definito “i barbari massacri commessi nello Xinjiang”. A luglio di quest'anno la provincia era stata sconvolta da un'ondata di violenze cominciate con l'attacco da parte di alcuni uiguri a cinesi di etnia han nella capitale Urumqi, e proseguite con il pugno di ferro usato dalla polizia per reprimere la rivolta. Il bilancio finale fu di 197 persone uccise e altre 1600 ferite. Quasi mille uiguri finirono nelle prigioni cinesi.