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Troppi turisti della morte

La Svizzera rivede l'eutanasia

Albina Perri
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La Svizzera è pronta a dire basta al turismo della morte: è una brutta pubblicità per il Paese d'oltralpe. La clinica Dignitas, che aiuta centinaia di malati terminali a togliersi la vita, potrebbe essere chiusa agli stranieri, e ridotta per gli altri. Il piano è quello di frenare l'afflusso di aspiranti suicidi dalla Gran Bretagna e del resto d'Europa: la Svizzera infatti è diventata la meta preferita di chi vuole l'eutanasia. Eveline Widmer-Schlumpf, ministro della Giustizia, ha detto che porterà in parlamento due opzioni: le cliniche dovranno accettare regolamenti molto più severi, oppure chiudere. Le nuove norme prevedono che un medico certifichi l'incurabilità della malattia e dia morte per certa entro pochi mesi. Le polemiche riguardano soprattutto la clinica Dignitas: alcuni malati non sarebbero affatto agli sgoccioli, e almeno un paio sono solo molto depressi o malati cronici. “Non sarà possibile, in futuro, attraversare la frontiera e andarsi a suicidare con l'accordo di una qualche associazione”, dice la ministra. Chi somministra farmaci mortali sarà poi controllato a vista. Ludwig Minelli, fondatore di Dignitas, ovviamente ha detto che la proposta del ministro “è obsoleta e paternalistica. Tagliando il suicidio assistito per i cronici e i depressi il governo promuoverà i suicidi sui binari dei treni”. La stretta sull'eutanasia svizzera sarà poi un freno al resto dell'Europa, e bloccherà il dibattito sulla liceità o meno della pratica.  Almeno 400 persone si sono rivolte alle cliniche per essere suicidati nel 2007, 132 delle quali provenivano dall'estero.

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