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Recovery Fund, l'accordo ai raggi X: perché vince Mark Rutte, il cavillo con cui tiene sotto schiaffo l'Italia

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La vittoria segreta di Mark Rutte e dei "piccoli frugali". Il premier olandese, quello austriaco Sebastian Kurz e i socialisti ultrà del rigore di Danimarca, Finlandia e Svezia hanno sì "concesso" a Germania e Francia di non tagliare il budget totale del Recovery Fund, ma partendo da una posizione minoritaria hanno forse strappato il massimo possibile. Innanzitutto, di quei 750 miliardi è aumentata la fetta degli aiuti sotto forma di prestiti, sbilanciando il rapporto con quelli a fondo perduto. E per salvare gli aiuti già "promessi" agli Stati Ue più in difficoltà (come Italia e Spagna), hanno costretto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel e la Commissione Ue a eliminare alcuni programmi. Una prova di forza politica clamorosa, in grado di ridisegnare i rapporti dei prossimi mesi perché mai come in questo weekend Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno visto messo in discussione il proprio potere. La grancassa mediatica che vuole dunque Conte vincitore del braccio di ferro insieme a Berlino e Parigi contribuisce a oscurare il disturbante scricchiolio dell'imbarcazione Ue. 

 

 

 

Anche perché Rutte non avrà ottenuto il categorico diritto di veto, ma il super-freno d'emergenza concesso a ogni singolo Paese in Consiglio Ue, che consentirà ai falchi del rigore di contestare le riforme messe in atto dai partner europei in cambio del Recovery Fund e congelare così l'erogazione degli aiuti, assomiglia tanto a una spada di Damocle sul collo dei Paesi del Sud. Ultimo punto, non marginale, l'Olanda e i frugali hanno ottenuto uno sconto su "rebates", lo sconto sui contributi al bilancio dell'Ue. Mentre, per dire, quelli della Germania restano invariati.

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