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Pechino, prigioni illegali

Denuncia di Human Rights

Maria Acqua Simi
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Pechino colpisce ancora. La notizia arriva dall'Organizzazione non governativa Human Rights Watch, che ha pubblicato da poco un documento sulle prigioni illegali create dal governo cinese. Scrive l'organizzazione: Pechino “utilizza un alto numero di centri di detenzione illegali, conosciuti come le "prigioni nere", dove i cittadini vengono tenuti chiusi per mesi senza processo o accuse formali. Fra questi centri ci sono alberghi statali, ospedali psichiatrici o case di accoglienza”. I detenuti- Tra i detenuti ci sono cittadini qualunque che si recano a Pechino per presentare le proprie petizioni: spesso si tratta di una pratica, sulla carta incoraggiata dal governo centrale, con cui i cinesi possono denunciare abusi di potere da parte delle autorità locali. E poi i dissidenti e le personalità religiose, soprattutto in occasione di anniversari che Pechino considera “politicamente sensibili”. Ogni anno, in occasione del 4 giugno [anniversario del massacro di piazza Tiananmen] i più famosi oppositori del regime cinese spariscono nel nulla, per riapparire quando l'attenzione è scemata. Quando si avvicinano le festività religiose, invece, sono sacerdoti e vescovi della Chiesa non ufficiale a finire chiusi in una stanza d'albergo.

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