Pechino, prigioni illegali
Denuncia di Human Rights
Pechino colpisce ancora. La notizia arriva dall'Organizzazione non governativa Human Rights Watch, che ha pubblicato da poco un documento sulle prigioni illegali create dal governo cinese. Scrive l'organizzazione: Pechino “utilizza un alto numero di centri di detenzione illegali, conosciuti come le "prigioni nere", dove i cittadini vengono tenuti chiusi per mesi senza processo o accuse formali. Fra questi centri ci sono alberghi statali, ospedali psichiatrici o case di accoglienza”. I detenuti- Tra i detenuti ci sono cittadini qualunque che si recano a Pechino per presentare le proprie petizioni: spesso si tratta di una pratica, sulla carta incoraggiata dal governo centrale, con cui i cinesi possono denunciare abusi di potere da parte delle autorità locali. E poi i dissidenti e le personalità religiose, soprattutto in occasione di anniversari che Pechino considera “politicamente sensibili”. Ogni anno, in occasione del 4 giugno [anniversario del massacro di piazza Tiananmen] i più famosi oppositori del regime cinese spariscono nel nulla, per riapparire quando l'attenzione è scemata. Quando si avvicinano le festività religiose, invece, sono sacerdoti e vescovi della Chiesa non ufficiale a finire chiusi in una stanza d'albergo.