Dolore

Charlene di Monaco "ha perso la voglia di vivere". La testimonianza e l'ira di Alberto: dramma nel Principato

Dalla Francia riferisco di un Alberto di Monaco "furioso" per l'ennesima fuga di notizie dalla clinica svizzera in cui è ricoverata da settembre Charlene, la consorte del principe. I media transalpini hanno riportato nuove, drammatiche voci dal ritiro della Principessa triste, che verserebbe in uno stato di "profonda tristezza e prostrazione". Una depressione che accompagna l'ex modella e nuotatrice sudafricana da diversi anni, tra voci di frustrazione a Corte, pessimi rapporti con i parenti acquisiti e soprattutto per il gossip continuo sui presunti tradimenti del marito.

 

 

 



A far saltare sulla sedia Alberto sono soprattutto le notizie sui soldi spessi dalla Corona monegasca per le cure di Charlene, un conto che ammonterebbe alla astronomica cifra di 100mila euro. Peraltro, da Zurigo non arrivano svolte concrete: la principessa nata in Zimbabwe con il cognome da celibe Wittstock infatti era tornata a casa lo scorso settembre, dopo mesi trascorsi in Africa per riprendersi da un pesante quanto misterioso intervento chirurgico di natura otorino-laringoiatrica. Pochi giorni in famiglia, con i gemellini Jacques e Gabrielle, e mente e corpo sono nuovamente crollati sotto il peso psicologico delle responsabilità non solo di mamma e moglie, ma soprattutto di Principessa.

 

 

 

 

Non a caso, una delle poche conferme esplicite di Alberto sulla malattia della moglie riguarda proprio la sua "grande spossatezza". Poi su di lei è calato  il grande silenzio ufficiale di Palazzo Grimaldi, e contemporaneamente sono riesplosi i sussurri di corridoio. Secondo il magazine Ici Paris, per esempio, "Charlene di Monaco sembra aver perso interesse per la vita. Sembra triste e indebolita. Nessuno sa quali siano le cause della sua tristezza". Parole pesantissime che secondo il tabloid Vanitatis hanno mandato Alberto fuori dai gangheri, più ancora di quando rivolto ai media qualche tempo fa aveva implorato, più che ordinato: "Lasciateci in pace, lasciateci tranquilli".