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Ucraina, il silenzio assordante della sinistra pacifista: quei vecchi vizi sovietici

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Francesco Carella
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I pacifisti si mobilitano solo se c'è da mettere sul banco degli imputati un Paese democratico. Infatti, amano i sistemi autoritari a tal punto che se uno di questi regimi invia militari e carri armati ai confini di un Paese sovrano non s' accorgono che si è alla vigilia di un'invasione armata. È precisamente ciò che sta accadendo in questi giorni in Ucraina là dove l'esercito russo potrebbe marciare da un momento all'altro verso Kiev. L'unica voce in queste ore drammatiche giunge dai flash mob della Comunità di Sant'Egidio, che rendono il silenzio della sinistra pacifista più assordante. Non c'è da stupirsi.

 

 

Si tratta solo dell'ultimo episodio di doppiopesismo che parte dalla seconda metà del Novecento - con i generosi finanziamenti sovietici per sollecitare campagne contro le democrazie occidentali - e giunge fino a oggi. Nell'archivio della memoria vi è solo l'imbarazzo della scelta. Negli anni '60 e' 70 vi furono decine e decine di manifestazioni contro la guerra americana in Vietnam, ma non si ricorda una sola voce di solidarietà nei confronti dei boat-people in fuga disperata da Saigon, per evitare la persecuzione comunista dopo la partenza degli americani. Suscita ancora orrore il ricordo del mattatoio organizzato da Pol Pot in Cambogia. In tre anni e mezzo il capo dei Khmer rossi trucidò un quarto della popolazione. La sinistra italiana non se ne accorse.

Nel gennaio' 91, in risposta all'invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein, una grande coalizione guidata dagli Usa e sostenuta da una risoluzione dell'Onu liberò l'emirato e rimandò a Baghdad il dittatore iracheno. Ebbene, i pacifisti in quei giorni organizzarono numerose manifestazioni per contestare la prima guerra del Golfo. Dopo pochi anni si eclissarono, quando c'era da urlare contro Slobodan Milosevic per il criminale assedio di Sarajevo. Ma non finisce qui. Non vi è traccia di un corteo di condanna della ferocia dei tagliagole islamici. Dopo la fine dell'Urss è stato verificato che le campagne pacifiste dei primi anni '80, contro la decisione del governo italiano di accettare l'installazione da parte della Nato dei missili Cruise e Pershing II in risposta agli SS20 sovietici puntati contro l'Europa, furono finanziate da Mosca.

 

 

Un'attenzione particolare, infine, è riservata all'unico Paese democratico del Medio Oriente. Ad Hamas che lancia missili contro le città israeliane corrisponde sempre, per i pacifisti, una responsabilità di Israele a cui si negato il diritto di reagire e di difendersi. Del resto, non si stancava di ripetere lo scrittore e dissidente Vladimir Bukovskij - una volta ritornato libero dopo molti annidi carcere- «le colombe della pace fino alla caduta del Muro di Berlino non facevano altro che inneggiare all'Urss». Purtroppo, quelle "colombe" sono ancora fra noi.

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