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Edy Ongaro, calci in pancia alla barista e il carabiniere pestato: perché era fuggito in Donbass

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Voleva combattere i fascisti ucraini Edy Onglaro, il miliziano italiano morto in Donbass in trincea con i filorussi che stanno affiancando l’esercito di Vladimir Putin nella guerra in Ucraina. Per questo si trova nel villaggio Avdeeka, a nord di Donetsk, dove è stato ucciso da una bomba a mano lanciata dal nemico. Ideologia, certo, ma non solo. Ongaro era arrivato nel Donbass nel 2015 dopo essere espatriato nonostante un processo pendente per via di una rissa a Portogruaro.

 

 

Aveva colpito una barista con un calcio all’addome e poi aveva aggredito anche un carabiniere: arrestato, era stato rimesso in libertà in attesa del processo ma poi aveva lasciato l’Italia, formalmente ricercato. Da allora di lui erano arrivate solo notizie via social: era stato tre anni in Spagna dove si era impegnato a lungo nello studio della guerra civile spagnola e del ruolo delle Brigate internazionali, poi l'arrivo in Donbass e l'arruolamento nel battaglione Prizrak con il nome di battaglia Bozambo, come il partigiano della seconda guerra mondiale. 

 

 

I precedenti penali e la latitanza però non sono una prerogativa di Onglaro. Si trovano nella stessa condizione anche altri militanti di estrema sinistra e di estrema destra, questi ultimi arruolati in battaglioni legati al nazionalismo di estrema destra russo. Ad esempio, come riporta il Post, anche Andrea Palmeri, di Lucca, estremista fascista condannato in Italia a cinque anni, ritenuto colpevole di aver arruolato in Italia miliziani che sono poi andati a combattere nel Donbass. E comunque, unirsi alla Legione internazionale o andare a combattere all’estero per un paese straniero come foreign fighter, in Italia è considerato un reato.

 

 

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