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Sergej Shoigu, "come vuole arrivare a Joe Biden": la mossa spregiudicata, cosa c'è dietro

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La telefonata tra Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, e Sergej Shoigu, ministro della Difesa russo, è stata un momento importante: sebbene non abbia portato ad alcuna novità concreta a livello militare e diplomatico, ha però segnato la ripresa di un dialogo tra Stati Uniti e Russia che si era interrotto, a qualsiasi livello, a partire dallo scorso 18 febbraio, ovvero sei giorni prima dell’invasione in Ucraina.

 

 

“La linea rossa tra il Pentagono e il Cremlino è stata riaperta - è il commento di Fabio Mini sul Fatto Quotidiano - che adesso si parlino è buon segno, che non si siano parlati finora era cattivo e se non si parlassero più sarebbe pessimo. Ristabilito il collegamento ‘fisico’ rimane da realizzare il collegamento mentale che, almeno per ora, non c’è. Quello che può esistere tra due militari, anche avversari, non è detto che significhi la realizzazione di quello tra i loro capi. Austin e Shoigu devono obbedire ai rispettivi capi. E fino a quando Biden e Putin non si riconosceranno come legittimi interlocutori la linea rossa non servirà a molto”.

 

 

Quindi il coinvolgimento di Shoigu da parte della controparte americana è stato il primo passo per riaprire un canale diplomatico, che però non potrà portare ad alcun progresso se non saranno direttamente i due presidenti a occuparsene. La telefonata è stata un’iniziativa degli Stati Uniti e si inserisce in un contesto di grande fermento, dettato soprattutto dalla richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato. Joe Biden ha già dato la sua benedizione, ma sarà chiamato a gestire l’opposizione di Recep Erdogan, con la Turchia che si è già messa di traverso.

 

 

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