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Petrolio, la bomba atomica di Putin: cosa può accadere tra poche settimane

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La guerra del petrolio potrebbe entrare in rotta di collisione con la guerra, quella dei boots on ground, in Ucraina. I due conflitti corrono di pari passo. Da un lato c'è il conflitto tra russi e ucraini con tank, jet e navi da guerra, dall'altro lato c'è la guerra dell'oro nero che sta travolgendo non solo la Russia, ma anche tutto l'Occidente. Ea questo punto va chiarito un aspetto: da un lato l'Europa impone sanzioni alla Russia dall’altro però è tra i primi acquirenti di petrolio da Mosca.

 

 

 

Il prezzo al barile da qualche giorno infatti oscilla in modo pericoloso verso il basso. E questa oscillazione dovrebbe preoccupare le cancellerie occidentali. È il segnale che qualcosa sta andando nel verso sbagliato: una recessione, come sottolinea il Foglio, potrebbe essere alle porte. Ma attenzione, c'è anche un dato preciso da capire e comprendere fino in fondo: le proiezioni e le stime sul prezzo fino alla fine dell'anno. Sì, perché se guardiamo al prezzo di questi giorni, il petrolio ha subito una discesa repentina, ma se si guardano le stime degli analisti si pensa anche a una clamorosa impennata fino a 380 dollari al barile nei prossimi mesi. Un'impennata che potrebbe scaturire da una reazione dello zar a una eventuale price cap sull'oro nero. Vladimir Putin potrebbe bloccare le esportazioni e questo renderebbe il prezzo fuori controllo con una inevitabile impennata dei costi. Sono due scenari che ad ogni modo potrebbero avere conseguenze durissime sulla nostra economia.

 

 

 

Come ha sottolineato Federico Rampini, l'abbassamento del prezzo del petrolio potrebbe mettere in difficoltà Putin ma sarebbe il segnale di uno stallo totale dell'economia in Europa (e non solo). E l'Italia sarebbe in prima linea con un abbassamento della domanda che potrebbe mettere in difficoltà Mosca. In questo contesto poi va analizzato un altro aspetto: l'Occidente ha tutto l'interesse perché non sparisca il petrolio russo dal mercato. Ma contemporaneamente briga con le sanzioni per ridurre il flusso di cassa del Cremlino. La soluzione più praticabile è quella dei dazi che non bloccano il flusso di petrolio verso Ovest colpendo in modo più concreto il flusso di denaro verso le casse dello zar. Ma tutto ciò non è stato preso in considerazione. 

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