
Putin, la verità che nessuno ha mai detto: "Si credeva uno zar ma..."

Vladimir Putin è il nostro nemico: questo è il solo punto di vista che conta in un universo che ha più punti di vista che stelle in cielo. Non hanno importanza quindi altri punti vista che riguardino l'opinione che Putin può avere di se stesso o quella che allo stesso modo può avere di se stesso uno come Volodymyr Zelenskyj, e neppure importa sapere che il primo ha un'intelligenza potenziale di un certo tipo e il secondo un'intelligenza (parolone) di tutt' altro: conta solo che uno è il nostro nemico e che l'altro è un nostro alleato (amico pare troppo) e conta, soprattutto, che nessuno rimane intelligente per tutto il tempo, e qui tocca rifarsi alla citatissima prima legge fondamentale sulla stupidità umana di Carlo Maria Cipolla, paragrafo A: «Persone che uno ha giudicato in passato razionali e intelligenti si rivelano poi all'improvviso inequivocabilmente stupide».
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Non conosciamo il punto di vista di Putin nel giudicare se stesso in questi ultimi mesi: potrebbe anche essere che si piaccia adesso più di prima (prima che iniziasse la guerra) perché nei fatti è al centro del mondo come non è mai stato, al punto da farci temere che possa addirittura distruggerlo, il mondo, a suon di ordigni nucleari. Essere in grado di cessare l'esistenza dell'Homo Sapiens gli garantisce un'importanza che non ha mai avuto, non c'è dubbio. Ma è quello che voleva? Se anche fosse, pare difficile credere che per ottenere questa folle centralità abbia potuto programmare quel tortuoso percorso lungo dieci mesi che si è rivelata la guerra all'Ucraina: un conflitto iniziato il 24 febbraio 2022 e che, dallo stesso giorno, Putin sta perdendo. Non è un punto di vista che il mito della potenza bellica russa si è sgretolato, non sono punti di vista gli errori, i fallimenti, l'impreparazione militare, un'armata che è sembrata un residuato della Seconda guerra mondiale. Non sono punti di vista tutti i disastri strategici e tattici e psicologici dei russi che il New York Times ha provato a censire, e che a elencarli riempirebbero questa intera pagina.
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Senza contare che anche i miti costruiti dalla propaganda putiniana hanno una data di scadenza, e, come si dice: si possono dire delle balle enormi per poco tempo, si possono dire delle balle piccole per tanto tempo, ma non si possono dire delle grandi balle per tutto il tempo: Putin però seguita a raccontarle persino ai suoi sodali, e, ogni giorno, comunica che la guerra finirà entro pochi giorni. Ma non è un punto di vista che in questi mesi ha fallito in tutto, compreso un sistema di approvvigionamento che ha lasciato le sue truppe senz' acqua e rifornimenti, facendo di soldati mal addestrati della carne da cannone incapace persino di coordinarsi col Gruppo Wagner, lasciato spesso a combattere da solo. Per avere un punto di vista ci si deve comunque rapportare a una qualche realtà, ma Putin pare ormai distaccato da tutte. Ormai non comunica neanche più: ha cancellato anche la conferenza stampa di fine anno. È da prima della Pandemia che Putin non incontra leader occidentali, è chiuso nella sua bolla da diciotto mesi. Dice che non risponderà ai giornalisti, ma alla Storia. Forse la Storia gli chiederà, tra molte altre domande, se rifarebbe tutto.
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