Kiev avanza ancora, Vladimir Putin molto nervoso
La guerra in Ucraina fa un passo indietro e uno in avanti, senza possibilità di soluzione. Stavolta il passo in avanti sembra l’abbiano fatto gli ucraini, con una serie di bombardamenti di droni in territorio russo e un’ulteriore avanzata nel sud del Paese, giudicata molto positivamente dagli Stati Uniti. Ma c’è anche la risposta di Mosca che annuncia che i Sarmat, i famosi missili balistici intercontinentali in grado di trasportare 10 o più testate nucleari, sono ormai operativi, e pronti ad entrare in funzione se necessario. Il primo attacco aereo ucraino, avvenuto per la verità tra il 29 e il 30 agosto, si è concentrato sulla base aerea di Pskov nell’oblast omonimo, a 700 km dal confine ucraino, e ha provocato la distruzione di due aerei da trasporto Il-76 e il grave danneggiamento di altri due. Tali velivoli sono aerei cargo a lungo raggio, ideali per il trasporto di truppe e attrezzature su lunghe distanze e quindi preziose risorse belliche per la Russia. Un secondo attacco, avvenuto 24 ore più tardi, ha invece provocato la distruzione di una fabbrica che produce parti elettroniche per razzi nella città di Lyubertsy, nella periferia sud di Mosca. Ma l’aspetto importante di queste azioni è stato rivelato solo ieri da Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare di Kiev. Gli attacchi coi droni sarebbero stati sferrati dall’interno del territorio russo dagli agenti dei servizi di Zelensky.
L’attacco sarebbe confermato anche dal video apparso sui social di un vasto incendio avvenuto proprio a sud est di Mosca. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha detto che tali attacchi confermano che la guerra si sta sempre più spostando in territorio russo, come Kiev aveva promesso già qualche settimana fa, e ha assicurato che questo è solo l’inizio di una nuova fase. In qualche modo perfino il ministero della Difesa russo ha confermato le parole di Sobyanin sostenendo di aver abbattuto nell’ultima settimana 281 droni ucraini, in particolare nell’ovest del Paese.
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MINACCIA ATOMICA
Tutto questo mentre per la prima volta, dopo il pessimismo espresso nei giorni scorsi, gli Stati Uniti hanno ammesso di aver notato «notevoli progressi da parte delle forze ucraine nel sud vicino all'area di Zaporizhzhia nelle ultime 72 ore». Lo ha detto ai il portavoce della Casa Bianca John Kirby che ha aggiunto peraltro di non essere in grado invece di confermare le dichiarazioni della Roscosmos, l'agenzia spaziale russa, secondo cui i missili balistici intercontinentali Sarmat con capacità nucleare della Russia sono stati messi in servizio. I Sarmat Rs-28 (Satan 2, in gergo Nato), erano stati testati a febbraio proprio durante lavisita del presidente statunitense Joe Biden a Kiev, e ora sarebbero «in stato di allerta al combattimento». Per la verità secondo Putin il micidiale missile, capace di raggiungere ogni punto del pianeta, sarebbe dovuto diventare operativo entro la fine dello scorso anno in una base nel territorio di Krasnoyarsk, nella regione centrale della Siberia, ma il suo dispiegamento era stato poi procrastinato per non meglio precisati problemi.
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BIDEN FURIBONDO
Ritardi che pare avessero fatto imbestialire il presidente russo che in queste ore, parlando ad alcuni scolari per il loro primo giorno di lezioni, ha ripetuto, dimostrando un certo nervosismo, che la Russia è invincibile. Citando la Seconda Guerra Mondiale (o “Guerra patriottica” come l’ha chiamata lui) Putin ha detto di aver capito che la vittoria è arrivata in quanto «è impossibile sconfiggere una tale nazione, che ha un tale atteggiamento: eravamo assolutamente invincibili, e lo siamo ora». Il ministero della Difesa russo ha anche dichiarato ieri che tutti gli attacchi ucraini nella regione di Zaporizhzhia sarebbero in realtà stati respinti, che nell'ultima settimana 960 soldati di Kiev sono stati uccisi, e che l'aviazione navale della flotta del Mar Nero «ha bloccato i tentativi delle forze speciali ucraine di sbarcare sulla costa della Crimea». A questo proposito proprio ieri il presidente ucraino Zelensky ha ribadito che nessuna pace sarà possibile senza la riconquista del Donbass e della Crimea, smentendo di fatto quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi a proposito di una «soluzione politica» per la penisola occupata da Mosca nel 2014.