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Morta la madre dei diritti civili

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Dorothy Height lottò contro ogni forma di discriminazione razziale insieme a Martin Luther King

Eleonora Crisafulli
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Lutto nei Stati Uniti per la morte di Dorothy Height. La madre del movimento per i diritti civili si è spenta alla veneranda età di 98 anni. Ad annunciarlo è la portavoce del National Council of Negro Women, l'organizzazione che la donna ha guidato per 40 anni. Nata nel 1912, iniziò la sua battaglia per i diritti civili degli afroamericani già negli anni '30, partecipando alle proteste di Harlem. Cercò di portare la questione al centro del dibattito politico, prima sottoponendola all'attenzione della first lady Eleanor Roosevelt negli anni '40, poi partecipando alla coalizione dei leader afroamericani nel dopoguerra. Lottò contro la segregazione nelle scuole e per il diritto di voto e le pari opportunità nel lavoro negli anni '50 e '60, al fianco di Martin Luther King, Roy Wilkins e John Lewis. Anche nell'agosto del 1963, quando il reverendo King pronunciò il famoso discorso "I have a dream", la Height era lì a sostenerlo. Quel giorno però rimase delusa perché alla marcia al Lincoln Memorial nessuno parlò per difendere i diritti delle donne. Un mese dopo fu lo stesso King a decidere che sarebbe stata la Height ad andare a Birmingham, in Alabama, per parlare a nome del movimento ai funerali delle quattro bambine afroamericane uccise nell'attentato incendiario contro una chiesa della comunità nera. E poi fu tra gli invitati del presidente John Kennedy per la firma dell'Equal Pay Act. Nel 1994 per il suo impegno per i diritti civili Bill Clinton le conferì la Presidential Medal of Freedom, la più importante onorificenza civile in America. Dopo una vita passata a lottare contro ogni forma di discriminazione razziale, ancora, nel 1997, ad 85 anni, partecipò sotto la pioggia alla Million Woman March a Philadelphia, la marcia delle donne afroamericane.

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