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Paolo Mieli, "niente miracolo": Europa, la profezia-choc

"Sabato potrebbe essere stato il giorno della grande illusione. Ue abbandonata da Trump e minacciata da Putin"
lunedì 28 aprile 2025

2' di lettura

Un'ombra di cupo pessimismo, quasi cosmico. Questo si respira nello studio di Paolo Mieli, che sul Corriere della Sera verga un pezzo sulla situazione internazionale a tratti addirittura catastrofista. "Il miracolo non c’è stato", mette subito in chiaro l'editorialista ed ex direttore, riferendosi all'incontro a San Pietro tra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky.

"Ovviamente nessuno ha mai pensato, neanche per un attimo, che l’incontro di pochi minuti (...) avrebbe portato, d’incanto, una ancorché piccolissima forma di pace in Ucraina", premette Mieli, che ricorda come lo stesso capo della Casa Bianca, sul volo di ritorno a Washington, si sia sfogato con i suoi parlando di un Vladimir Putin che lo starebbe "prendendo in giro". "Solo Emmanuel Macron si è sbilanciato, come fa spesso, in previsioni ottimistiche ma neanche troppo". 

Il nuovo assalto russo a Sumy, secondo Mieli, è la prova che la "diplomazia funebre" non ha portato alcun frutto tangibile al fronte, anzi. Il senso del viaggio romando di Trump stava sì nel "rendere omaggio alla salma di un pontefice con il quale oltretutto non era in rapporti particolarmente cordiali". Ma soprattutto "per mostrare un volto amichevole nei confronti dell’Europa. E questo è stato il senso di ogni parola che ha pronunciato stringendo la mano a ogni leader del continente".

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Si attende ora però un vero test, ancora una volta su Kiev. Mieli non comprende appieno cosa Putin sia disposto a concedere a Zelensky e instilla un dubbio su Steve Witkoff: "Da tre mesi, per conto degli Stati Uniti, vive pressoché in pianta stabile a Mosca dove adesso cura anche eventuali, possibili «affari». Ma «affari» di chi? E di che tipo?".

Sull'Unione europea, conclude, aleggiano nubi minacciose: "L’ex ministro russo della Difesa Sergey Shoigu (che nel suo Paese ricopre ancora ruoli di primo piano) accusa pubblicamente l’Europa di avere in progetto un attacco alla Russia, un piano che potrebbe essere operativo già nel 2030. E siamo ben consapevoli di cosa intende dire la Russia quando sostiene di sentirsi in pericolo". Presagi di guerra, insomma, "Le apparenze ci parlano di una morsa che si stringe sempre di più attorno a Zelensky. E di velate minacce a un’Europa che potrebbe da un momento all’altro essere abbandonata da Trump al proprio destino. O peggio". Dal "giorno della grande illusione" a quello della grande paura.
 

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