Iran, cosa hanno trovato tra i cetrioli: orrore Jihad

di Daniele Dell'Orcodomenica 20 luglio 2025
Iran, cosa hanno trovato tra i cetrioli: orrore Jihad
3' di lettura

Nel cuore sempre infuocato del Medio Oriente, l’Iran ha riaperto i rubinetti della sua macchina bellica. Stando alle ricostruzioni del Wall Street Journal, corroborate da fonti statunitensi e partner regionali, a tre settimane di distanza dalla fine della “guerra dei 12 giorni” tra Israele e Iran, emerge un quadro inquietante delle attività belliche di Teheran, impegnata in una corsa agli armamenti per rifornire i propri alleati nella regione: gli Huthi in Yemen e Hezbollah in Libano e Siria. A fine giugno, le forze yemenite (le National Resistance Forces, NRF) guidate da Tareq Saleh e leali al governo di al-Alimi (sostenuto dall'Arabia Saudita nella guerra contro gli Houthi) hanno intercettato una nave “dhow” carica di circa 750 tonnellate di armi avanzate – missili da crociera, antinave, antiaerei, testate, componenti per droni, radar e sistemi di comunicazione. Si tratta del più grande sequestro di armi convenzionali iraniane mai registrato.

Tra i materiali sequestrati, manuali in persiano e componenti collegati alla difesa aerea Saqr e ai missili antinave Qader, impiegati dagli Huthi per abbattere droni statunitensi MQ-9 Reaper. Il Comando Centrale USA (CENTCOM) ha definito il carico «progettato per rafforzare un attore destabilizzante nella regione», sottolineandone l’origine iraniana e l’importanza di fermare il flusso verso il Mar Ros so. Se Mohammad al-Basha, fondatore dell’agenzia di sicurezza Basha Report, ha osservato che «la tempistica e l’entità di questa spedizione suggeriscono che l’Iran voglia ricostituire le scorte degli Houthi, prosciugate dagli attacchi statunitensi», il Wsj nota che Teheran mira a mantenere alta la minaccia nei confronti di Israele e delle rotte commerciali marittime.

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Parallelamente, si registra un aumento delle operazioni di contrabbando verso Hezbollah. Queste armi transitano principalmente attraverso la Siria, nonostante Damasco abbia intensificato i controlli da quando si è insediato il governo transitorio di Al Sharaa: varie cariche sono state sequestrate, tra cui missili anticarro russi Kornet e razzi Grad, intercettati vicino ai confini con Iraq e Libano. Anche l’esercito libanese è intervenuto lungo il confine siriano, bloccando missili anticarro destinati a Hezbollah. Michael Cardash, ex capo artificieri della polizia israeliana, segnala «un’escalation dei tentativi di contrabbando attraverso o dalla Siria», ora organizzati in carichi più piccoli per eludere i controlli. Hanno destato scalpore casi recenti: a giugno, un camion di cetrioli trasportava missili Kornet; a maggio, le autorità siriane hanno bloccato missili antiaerei iraniani in prossimità del confine libanese.

Gli analisti vedono questi sforzi come parte di una strategia finalizzata a consolidare l’Asse della Resistenza, composto da Iran, Hezbollah, Huthi e milizie sciite irachene. Tuttavia, i contraccolpi subiti dagli attacchi israeliani hanno indebolito l’asse: Hezbollah è stato costretto a un armistizio lo scorso autunno e gli Huthi hanno subito gravi perdite a causa dei bombardamenti statunitensi. Questa debolezza, secondo il Wsj, spinge Teheran a intensificare gli invii: i rifornimenti servono a ristabilire la pressione sui nemici – in primis Israele – e a mantenere sotto controllo punti strategici come il Red Sea chokepoint. Le consegne di armi non solo rafforzano la capacità offensiva dei gruppi alleati, ma contribuiscono anche ad aumentare i rischi di un conflitto più ampio.

Gli Huthi, già protagonisti di attacchi via mare nel Mar Rosso e Golfo di Aden (oltre 100 solo tra novembre 2023 e luglio 2024), si riforniscono di sistemi sempre più sofisticati che rendono più probabile un nuovo ciclo di violenza. Ora ci si è messa anche la crisi in Siria meridionale, con l’intervento militare israeliano a supporto dei drusi e che rischiano di far precipitare i rapporti mai idilliaci tra Israele e il nuovo governo siriano e quindi rendere ancor più complesso il tracciamento delle armi iraniane inviate in funzione anti-israelia na. In Libano invece, Hezbollah è in fase di riorganizzazione, mentre l’Iran stesso cerca di uscire dall’inerzia seguita alla guerra israeliana, ripristinando i flussi logistici militari.

A proposito di Iran, nuove rilevazioni di intelligence indicano che mentre il sito nucleare di Fordow ha subito gravi danni durante gli attacchi aerei Usa del mese scorso, gli impianti di Natanz e Isfahan rimangono in gran parte intatti e potrebbero riprendere l’arricchimento dell’uranio entro pochi mesi, se Teheran decidesse di farlo. Secondo NBC News, il Comando Centrale degli Stati Uniti aveva sviluppato un piano d’attacco molto più ampio di quello messo in atto: sarebbe stato mirato ad altri tre impianti nucleari in una campagna che si prevedeva durasse diverse settimane. Tuttavia, il piano è stato alla fine respinto dal presidente Donald Trump, che ha optato per evitare un più profondo coinvolgimento militare in Medio Oriente e limitare le potenziali vittime.

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