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Parigi ricorda il Bataclan ma nessuno osa più dire la parola "islam"

di Mauro Zanon venerdì 14 novembre 2025

3' di lettura

Dieci anni fa, in nome di Allah, un commando di jihadisti che aveva prestato giuramento allo Stato islamico commise tra Parigi e Saint-Denis la più grande strage islamista della storia di Francia: 132 morti e oltre 350 feriti, cittadini di ogni parte del mondo che erano seduti al bar con gli amici, fuori dallo stadio o al Bataclan per assistere al concerto del loro gruppo preferito. «Prendetevela con il governo francese, che ha inviato le sue truppe in tutti i Paesi musulmani, con bombe e missili che uccidono donne e bambini senza distinzione. Oggi è arrivata l’ora della vendetta», disse agli ostaggi uno dei terroristi del Bataclan, la sala concerti dove il 13 novembre 2015 vennero assassinate 90 persone. Ma ieri, nel quadro delle commemorazioni per i dieci anni, trovare l’aggettivo islamico accanto alla parola terrorismo nelle dichiarazioni dei responsabili politici francesi era un’impresa ardua. «I terroristi hanno voluto attaccare la cultura di Parigi, fatta di gioia, di festa, di condivisione hanno voluto farci perdere tutto questo, noi l’abbiamo ricostruito», ha detto su Rtl la sindaca socialista di Parigi, Anne Hidalgo, senza mai evocare la matrice del terrorismo. «Il terribile ricordo della strage del Bataclan lascia intatti il dolore e l’orrore. La lotta senza tregua contro il terrorismo non deve mai venir meno. E non bisogna mai dare adito alla divisione del nostro popolo, che è il primo obiettivo degli assassini», ha scritto su X Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, la formazione del la sinistra radicale. Ma quale terrorismo? Che genere di assassini? Non è dato a sapere. E il presidente della Repubblica Emmanuel Macron? Su X, nel primo pomeriggio, aveva pubblicato questo messaggio: «Dieci anni. Il dolore rimane.

In solidarietà, per le vite spezzate, i feriti, le famiglie e i cari. La Francia si ricorda». Poi in serata, durante un discorso solenne, ha finalmente denunciato «i terroristi islamisti» che hanno attaccato la Francia. Le commemorazioni per le vittime degli attentati, tra cui la ricercatrice veneziana Valeria Solesin, uccisa al Bataclan, sono iniziate alle 11.30, con un omaggio a Manuel Dias, prima vittima dei jihadisti nell’attacco allo Stade de France, (Saint-Denis), lì dove si stava giocando l’amichevole Francia-Germania e dove l’allora presidente François Hollande, seduto in tribuna d’onore, venne raggiunto dalle notizie nefaste. Momenti di raccoglimento, in presenza del presidente della Repubblica, si sono svolti in ogni luogo dell’attacco e le varie tappe sono state trasmesse in diretta su un megaschermo allestito a place de la République, dove la sindaca di Parigi ha invitato cittadini «a compiere un gesto commemorativo depositando una candela, un fiore, o un biglietto» sotto la statua della Marianne repubblicana.

A fine giornata, in presenza di Macron, Hidalgo e delle associazioni delle vittime 13onze15 e Life for Paris è stato inaugurato vicino alla sede del Comune il “Jardin du 13 novembre 2015”: un giardino commemorativo dove sei stele di granito evocano i luoghi degli attentati e sulle quali sono incisi i nomi delle 132 vittime. In serata, le campane di Notre-Dame hanno risuonato per ricordarle. «Dieci anni fa, la nostra città è stata brutalmente colpita dalla morte di 130 innocenti. Per molti di noi, il ricordo del 13 novembre 2015 è, ancora oggi, quello di una lunga notte di angoscia e del nostro sgomento di fronte all’intensità del male», ha detto l’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, anch’egli dimenticando l’islam e parlando di un generico “male”.

La minaccia jihadista, rispetto a dieci anni fa, è diminuita, ma non è scomparsa, è più “autoctona” e meno teleguidata, come ha detto all’Afp il procuratore nazionale antiterrorismo Oliver Christen, «con individui che si trovano sul territorio francese, non se ne sono mai andati e non hanno necessariamente legami diretti con le organizzazioni terroristiche, si nutrono di propaganda in generale e, a partire da lì, prendono in considerazione un coinvolgimento jihadista». Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national, ha ricordato con queste parole la notte del 13 novembre 2015: «Dieci anni fa, la Francia è stata colpita al cuore dalla barbarie islamista. Omaggio a quelle vite spezzate perché rappresentavano la Francia, la sua gioia, la sua libertà, la sua identità». Secondo un sondaggio Odoxa pubblicato ieri dal Figaro, il 73% dei francesi non ha fiducia nell’attuale governo per lottare contro il terrorismo islamico.

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