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Ucraina, la Tangentopoli di Kiev: cosa rischia ora Zelensky

di Carlo Nicolato venerdì 14 novembre 2025

3' di lettura

Pochi giorni dopo il vertice sull’allargamento dell’Unione Europea, in cui si è sostanzialmente detto che l’Ucraina è sulla buona strada per diventarne membro ma deve fare i compiti sulla corruzione, a Kiev è scoppiato quello che è stato definito il più grande scandalo della presidenza Zelensky. Un caso?

Non esattamente. Che qualcosa stesse succedendo era già una certezza da questa estate quando il governo ucraino ha ripristinato il controllo delle agenzie anticorruzione, la Nabu (Ufficio Nazionale Anticorruzione dell'Ucraina) e la Sap (Procura Specializzata Anticorruzione), salvo poi fare marcia indietro dopo le proteste popolari e quelle degli alleati occidentali.

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OPERAZIONE MIDA

Sono proprio tali agenzie ad aver rivelato lunedì scorso di aver condotto un’inchiesta durata 15 mesi, denominata “Operazione Mida”, dalla quale è emerso un complotto orchestrato da vari personaggi che ricompaiono puntualmente in altri scandali, per estorcere circa 100 milioni di dollari al settore energetico ucraino. In sostanza il gruppo coinvolto è accusato di aver costretto Energoatom, la società statale che si occupa tra le altre cose della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel Paese, a pagare tangenti del 10-15% per evitare il blocco dei pagamenti per i servizi o la perdita dello status di fornitore. «Qualsiasi azione efficace contro la corruzione è assolutamente necessaria», ha detto Zelensky parlando anche di «inevitabilità della punizione», ma la vicenda si sta trasformando in una grave crisi politica per il presidente che era arrivato al potere accusando di corruzione e nepotismo l’allora presidente e suo principale rivale Petro Poroshenko.

Tra i sospettati coinvolti infatti ci sono il ministro della Giustizia German Galushchenko, sospeso dal suo incarico mercoledì mattina, e il ministro dell’Energia Svitlana Grynchuk, dimissionaria. Da notare che Galushchenko è stato ministro dell’Energia fino a luglio, fino a quando cioè Zelensky ha ordinato un opportuno rimpasto del suo governo avvenuto praticamente in contemporanea con il varo della legge sulle agenzie anticorruzione.

Galushchenko in realtà non è stato incriminato ma i pm ritengono che abbia assistito il principale sospettato Timur Mindich, presunto organizzatore dell’intero piano e, particolare non secondario, uomo d’affari molto vicino a Zelensky con il quale ha fondato la società mediatica Kvartal 95. Mindich non risulta tra gli arrestati in quanto sarebbe fuggito all’estero, forse in Israele, poche ore prima che gli investigatori arrivassero al suo appartamento di Kiev per effettuare una perquisizione. Chi l’ha avvertito? Originario della città di Dnipro, 46 anni, Mindich è stato anche socio in affari di Ihor Kolomoisky, oligarca che ha contribuito a finanziare la vittoriosa campagna elettorale presidenziale di Zelensky nel 2019 e che ora si trova in carcere a Kiev in attesa di essere processato per appropriazione indebita e frode in un altro caso. La Sap ritiene inoltre che il faccendiere abbia esercitato un’influenza illecita anche sull’ex ministro della Difesa e attuale megretario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e Difesa, Rustem Umerov. Quest’ultimo è già stato indagato dalla stessa Nabu in un caso, in cui rientra ancora una volta Mindich, relativo all’acquisto di giubbotti antiproiettile cinesi a basso costo e a prezzi gonfiati, che Kiev alla fine non ha mai pagato in quanto inutilizzabili. Sugli appalti militari gonfiati e relative tangenti nei prossimi giorni sono previste altre incursioni della Nabu al ministero della Difesa.

CHE GUEVARA

Tra i coinvolti nel caso attuale c’è anche Oleksiy Chernyshov, ex vice primo ministro già accusato di abuso d'ufficio in un altro caso e rimosso anche lui dal suo incarico nel rimpasto di luglio. Identificato nelle registrazioni della Nabu con il nome in codice “Che Guevara”, Chernyshov è accusato aver ricevuto in operazioni illecite circa 1,3 milioni di dollari. Tra i nomi spiccano anche quello di Ihor Myroniuk, ex consigliere di Galushchenko ed ex vicedirettore del Fondo di Proprietà dello Stato, e Dmytro Basov, ex capo del dipartimento di sicurezza di Energoatom e identificato come “Tenor” nelle registrazioni. I due scandali citati non sono gli unici che Zelensky ha dovuto affrontare da quando è presidente. Appena eletto il suo vicecapo dell’ufficio presidenziale Oleh Tatarov è stato coinvolto in un caso di tangenti nella costruzione di alloggi per la Guardia nazionale. Lui stesso è stato accusato di appropriazione indebita di denaro. Di corruzione è stato accusato anche Andrii Smyrnov, vicecapo dell’ufficio presidenziale dimissionario nel maggio del 2024.

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