“Promuovere la grandezza dell’Europa”. È il titolo del capitolo che la Casa Bianca ha dedicato al nostro continente nel documento che delinea la strategia di sicurezza nazionale (... ) degli Stati Uniti. Eppure a leggere i titoli di prima pagina dei giornali di ieri sembrava il contrario. “L’attacco choc di Trump all’Europa” (Corriere della sera). “Trump scarica l’Europa” (la Repubblica). “Europa addio, strappo americano” (La Stampa). “Trump scarica l’Europa” (Il Resto del Carlino). “Il nemico di Trump è l’Europa” (Il Foglio). “Guerra di secessione” (Il Manifesto). “Trump e l’odio contro l’Europa. ‘La sua civiltà sarà cancellata’”(Domani). Titoli che stupiscono perché il documento Usa dice: «L’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti.Il commercio transatlantico resta uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana... Non solo non possiamo permetterci di “scaricare” l’Europa: farlo sarebbe autolesionistico rispetto a ciò che questa strategia vuole ottenere».
E ancora: «Avremo bisogno di un’Europa forte per competere con successo e per collaborare con noi affinché nessun avversario possa dominare l’Europa. L’America è legata sentimentalmente al continente europeo (...). Contiamo su alleati creativi, capaci, sicuri di sé e democratici per stabilire condizioni di stabilità e sicurezza. Vogliamo lavorare con Paesi che condividono la nostra visione e desiderano ripristinare la loro antica grandezza». Allora dove sta il problema?
Com’è possibile un così plateale fraintendimento? Davvero gli Usa attaccano e abbandonano l’Europa? No. La Casa Bianca critica le classi dirigenti dei Paesi europei e la Ue, ma per difendere l’Europa e i suoi popoli, perché ritrovino forza e rinasca la civiltà europea. Siccome queste classi dirigenti da tempo hanno la pretesa di essere “l’Europa”, ecco che tali élite presentano la critica a loro come un attacco all’Europa. Ma è vero il contrario. Gli Usa puntano il dito sulle politiche fallimentari della classe dirigente europea e su leader che «si reggono su fragili governi di minoranza, molti dei quali calpestano i principi basilari della democrazia». Trump ricorda il crollo europeo nel Pil mondiale (dal 25% del 1990 al 14% di oggi) «anche a causa di norme nazionali e sovranazionali che soffocano creatività e intraprendenza». Ma «la prospettiva di una cancellazione della civiltà europea» è il rischio più grave. I «problemi più grandi» del continente, dice il documento, sono «le attività dell’Ue e di altri organismi sovranazionali che erodono la libertà politica e la sovranità nazionale, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e generano conflitti, la censura che limita la libertà di espressione, la repressione dell’opposizione politica, il crollo verticale dei tassi di natalità, la perdita delle identità nazionali e dell’autostima. Se le tendenze attuali continueranno entro venti anni, o meno, il continente sarà irriconoscibile». Ed ancora: «Noi vogliamo che l’Europa resti europea, che ritrovi la fiducia nella propria civiltà». Questi temi furono in parte anticipati dal discorso del vicepresidente Vance a Monaco. Ma torna in mente pure il memorabile discorso del 2004 dell’allora card. Ratzinger: «Nei gravi sconvolgimenti del nostro tempo c’è un’identità dell’Europa che abbia un futuro?». Ed ecco la sua profetica considerazione: «C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa per sopravvivere ha bisogno di una nuova - certamente critica e umile - accettazione di se stessa. La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie. Mala multiculturalità non può sussistere senza costanti in comune, senza punti di orientamento a partire dai valori propri. Essa sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro».
L’America ha capito la lezione ed è iniziata l’epoca Maga. L’Europa cosa vuole fare? Le pagine che il documento Usa le dedica sono il contrario di un “abbandono dell’Europa”: sembra quasi un nuovo sbarco in Normandia di tipo culturale. Perché è dichiarata la volontà dell’amministrazione Trump di scongiurare il naufragio del nostro continente: «L’America incoraggia i suoi alleati politici in Europa a promuovere questo risveglio spirituale e la crescente influenza dei partiti patriottici europei è davvero motivo di ottimismo. Il nostro obiettivo deve essere aiutare l’Europa a correggere la traiettoria attuale». Anche sulla guerra in Ucraina «la mancanza di autostima è particolarmente evidente nel rapporto dell’Europa con la Russia». La Casa Bianca esorta l’Europa a plasmare, con gli Usa, un nuovo ordine mondiale e non mettersi di traverso per bloccare la pace: «La grande maggioranza degli europei vuole la pace, ma questo desiderio non si traduce in politica» perché, secondo la Casa Bianca, certi governi non tengono conto dei «processi democratici».
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