La Turchia apre ai gay
Non ledono la morale comune
Le attività delle organizzazione omosessuali non ledono la “morale comune”: è la posizione della Corte d'appello di Istanbul sancita in una sentenza che ha annullato un precedente giudizio di un tribunale locale emesso nei confronti dell'Associazione per i diritti dei gay (LambdaIstanbul). Un passo enorme in un Paese che, comunque, a differenza di tanti altri di cultura islamica, non considera l'omosessualità un reato, ma resta comunque circondata da una diffusa riprovazione sociale, tranne che nei quartieri della Istanbul europea dove hanno sede molti locali frequentati da gay. La notizia è stata ben accolta da Amnesty International: Andrew Gardner, rappresentante dell'organizzazione per i diritti civili in Turchia, ha affermato che “questo giudizio rappreseta un grande passo in avanti sulla strada della lotta contro la discriminazione sessuale” nonché “un preciso messaggio alle autorità turche per non contrastare le attività delle organizzazioni per la difesa dei diritti degli omosessuali”. Diversa la posizione della Lgbtt, l'Organizzazione turca per la difesa dei diritti delle lesbiche, gay, omosessuali e transessuali. Perché se da una parte la Lgbtt ha accolto con piacere la decisione della Corte d'Appello, dall'altra ha criticato la sentenza perché “il verdetto è stato emesso in linea con l'interpretazione che viene ancora data al termine morale comune” e “il tribunale, in base a tale interpretazione, ha deciso che se in futuro la Lgbtt promuoverà iniziative per allargare gli orientamenti sessuali della gente, allora l'organizzazione dovrà essere sciolta”. La vita per gli omosessuali in Turchia è comunque dura. Quattro anni fa, il vicegovernatore di Ankara chiese la chiusura dell'associazione “Kaos”, cui aderivano omosessuali di sesso maschile e femminile residenti nella capitale, invocando l'applicazione di una norma che proibisce le organizzazioni “contrarie alla legge ed alla morale”. Ma l'allora procuratore di Ankara respinse la richiesta. Nell'agosto 2007, nella città di Bursa, a Sud di Istanbul, quasi 3.000 tifosi della locale squadra di calcio si mobilitarono per impedire una manifestazione di protesta dei gay cittadini del gruppo “Gokkushagi” (Arcobaleno) contro il governatore di Bursa che ne aveva chiesto la chiusura sostenendo che le attività dell'associazione erano contrarie alla morale comune e ai valori familiari.