Marea rossa invade Madrid
contro Zapatero e l'aborto
Decine di migliaia di spagnoli sono scesi in piazza a Madrid contro Zapatero e la sua legge pro aborto. Quella di oggi è stata infatti la prima grande manifestazione contro la nuova legge, ma anche contro il governo socialista dall'inizio della seconda legislatura Zapatero, nel marzo 2008. La marcia è stata promossa da un centinaio di associazioni per la vita, che avevano invitato la gente a scendere nella strada in un clima festivo - perché «il diritto alla vita porta una corrente di allegria, mentre la minoranza che propaga la morte è triste» - indossando qualcosa di rosso (giacca, gonna, cappellino o sciarpa) il colore «simbolo della forza e della vita». La grande marcia si è snodata nel cuore della capitale fra Alcalà e Plaza de Neptuno, accanto al parlamento, dietro a un maxi-striscione con la scritta «Non esiste il diritto di uccidere, esiste il diritto di vivere». Il centrodestra spagnolo e la Chiesa, che a loro volta si oppongono alla riforma voluta da Zapatero, non avevano appoggiato ufficialmente la marcia, autoconvocata dalle associazioni anche attraverso Facebook. Ma diversi deputati del Partido Popular erano fra i manifestanti. Nei discorsi di chiusura i portavoce dei principali movimenti organizzatori, Derecho a Vivir, HatzeOir ('Fatti Sentirè), Medicos por la Vida e Grupo ProVida, hanno invitato il premier a ritirare il progetto di depenalizzazione, avvertendo che la manifestazione di oggi è stata «solo l'inizio» di una mobilitazione di massa contro la nuova legge. La bozza all'esame del parlamento, che dovrebbe votarla entro la fine dell'anno, prevede che la donna possa scegliere liberamente se abortire o meno nelle prime 14 settimane, e che poi, fino alla 22/a settimana, l'aborto resti possibile dietro parere medico in caso di malformazione del feto o di rischio per la salute fisica o psichica della madre. La bozza prevede anche - altra norma contestata - che le ragazze fra 16 e 18 anni possano abortire senza che ne siano informati i genitori. La legge attuale, del 1985, non depenalizza l'aborto ma lo consente in tre casi: stupro o malformazione del feto (fino alla 12/a settimana), o rischio psicofisico per la madre (senza limiti di tempo). Quest'ultima disposizione, applicata a manica larga, è invocata nel 97% dei circa 120mila aborti praticati ogni anno in Spagna, ed ha consentito diversi abusi, con aborti praticati fino a sei-sette mesi. Il Partido Popular ha annunciato nei giorni scorsi che, se la nuova legge voluta da Zapatero sarà approvata, presenterà un ricorso alla Corte Costituzionale.