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Paolo Gentiloni al Quirinale, la carta segreta di Renzi: come vuole incastrare "in extremis" Pd e centrodestra

Salvatore Dama
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C'è un politico che ha condizionato gli ultimi snodi della legislatura. Ed è Matteo Renzi. È lui che ha accelerato la nascita della coalizione giallorossa nel 2019. Sempre lui quello che, un anno dopo, ha accompagnato alla porta Giuseppe Conte, agevolando l'ascesa di Mario Draghi a Palazzo Chigi (2021). E ora? Possibile che il leader di Italia viva non sia ancora entrato nelle trattative per la scelta del nuovo presidente della Repubblica? In realtà Renzi c'è. Si sta dando da fare. Ma sottotraccia. Nel frattempo osserva le mosse dei partiti e aspetta l'errore altrui per entrare in scena e mettere il cappello sul nuovo inquilino del Quirinale. Se gli riesce. Diciamo che gli altri stanno dando una mano al senatore di Rignano. Involontariamente. Il centrodestra ufficialmente sostiene Silvio Berlusconi.

 

 

 

 

Ma ci credono? Il Cavaliere sì e molto. Gli altri leader, secondo Renzi, stanno facendo solo melina. Soprattutto Matteo Salvini, che ha chiesto all'alleato la prova dei numeri. Sapendo che, pur disponendo di una serie di adesioni al di fuori della coalizione, esse non si trasformeranno automaticamente in voti. Allora Renzi si aspetta che, in tempi utili, il centrodestra faccia una proposta alternativa e lui ha dichiarato di essere disponibile a valutarla. Circolano i nomi di Pierferdinando Casini, Letizia Moratti, Marcello Pera, Franco Frattini, Giulio Tremonti. Però Matteo è scettico. Ritiene molto probabile che il centrodestra si incarti intorno alla candidatura di Berlusconi, fino a portarla in aula per provare il colpo. In caso di fallimento, sarà difficile per la coalizione raccogliere i cocci e riprendere l'iniziativa. A quel punto il boccino passerebbe di mano. Al Pd? Ma va là. Idem sono freezati dalle divisioni interne. L'unica linea espressa da Enrico Letta è il no a Berlusconi. Non sono riusciti a elaborare uno straccio di proposta o un nome. Stesso discorso per i grillini: catatonici.

 

 




L'ULTIMA CARTA - E allora in questo panorama bloccato scenderebbe in campo l'ex premier. Renzi ha 45 grandi elettori. Ai quali si sommano quelli di Coraggio Italia. E si arriva a una ottantina di parlamentari. Pochi in termini assoluti. Ma sufficienti per essere determinanti. Il senatore fiorentino ha delineato ai suoi tre possibili scenari. Il primo: viene eletto un uomo o una donna di centrodestra, che «gode di un apprezzamento che va oltre gli elettori di centrodestra». Però qui è determinante la tempistica. Salvini, se vuole essere il kingmaker, deve accantonare la candidatura di Berlusconi, già questa settimana e presentare agli altri partiti la sua proposta alternativa. Lo farà? Secondo scenario: «Andare a chiedere a Mario Draghi di lasciare la presidenza del Consiglio per andare al Quirinale. Con due possibili strade: un governo "Ursula" senza la Lega o un governo dei leader con tutti i partiti e tutti i leader». Terzo scenario: «Berlusconi candidato unico del centrodestra al quarto scrutinio. Anche qui ci sono due possibilità: non andare in aula, come ipotizzato da Letta, oppure andare in aula e puntare su un'altra personalità del centrodestra». L'Aventino, secondo Renzi, «non è una buona idea». Infine c'è la quarta opzione. La carta che Matteo tiene coperta.

 

 

 

 

Dovesse fallire l'iniziativa del centrodestra, allora sarebbe lui a fare una proposta ai partiti. E si tratterebbe di Paolo Gentiloni. Con quali voti? I suoi, quelli della sinistra, di una parte del centrodestra e di tutti gli "homeless" del Parlamento. Riguardo questa ipotesi si sommano un po' di indizi. Anzitutto, Gentiloni è uno con cui Renzi ha mantenuto un buon rapporto. Cosa non scontata in tempi in cui, nel Pd, Matteo è visto come una presenza demoniaca. Altro fatto: da alcuni giorni il commissario europeo è molto attivo a Roma, più che a Bruxelles. Sarà un caso. O forse no. Infine: si libererebbe una poltrona nella Commissione Ue. Un ruolo al quale potrebbe ambire anche lo stesso Renzi. Sullo sfondo resta la rielezione di Sergio Mattarella. Ma il leader di Italia Viva non ci crede: «Lui ha detto di non essere disponibile. C'è solo il precedente di Napolitano, che accettò l'invito di tutte le forze politiche. Ma oggi non vedo Salvini che va a chiedere a Mattarella di restare...».

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