O Mosca o la Cina

Vladimir Putin, scatto matto a Europa e Nato: gli unici che avevano capito tutti? Berlusconi e Salvini...

Giovanni Sallusti

Non bisogna essere Kissinger, per cogliere una verità elementare: la politica energetica di una democrazia avanzata implica relazioni diplomatiche costruite sul realismo. Per capirci: certo esasperato culto filo-putiniano, che purtroppo aleggia anche a destra, è francamente insopportabile. Peggio, c'è però solo l'isteria fuori controllo che nega a priori il ruolo di interlocutore dell'Europa alla Russia (imposto dalla stessa cartina geografica), spingendola così nelle fauci del Dragone cinese.

 

 

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E, soprattutto, danneggiando imprese, famiglie e consumatori italiani. Il mainstream politicamente corretto ha infatti via via criminalizzato chiunque avesse nel suo mazzo chiavi di dialogo con Putin, da Berlusconi (che a Pratica di Mare andò a un millimetro dall'inclusione definitiva della Russia in Occidente, ma i cronisti preferirono concentrarsi sul "lettone" dello Zar) a Salvini (che da anni tiene posizioni nitidamente filoatlantiche, semplicemente insiste nella bizzarra tesi che sarebbe un errore regalare Mosca a Pechino) al recente caso di Franco Frattini, fulminato sulla via del Quirinale perché troppo "filorusso" dal Pd, erede di un partito che era filorusso con Stalin, ma vabbè. Continuate pure a disarcionare chiunque sia in grado di articolare un minimo discorso con Putin. Il risultato? Gas agli sgoccioli e bollette alle stelle. Contenti voi, noi molto meno.