Vladimir Putin, il piano segreto per clonare Macron: tampone, Covid e Dna, dettagli sconcertanti

Carlo Nicolato

Il mistero è svelato: lunedì scorso Putin e Macron si sono seduti l'uno di fronte all'altro agli estremi di quel lunghissimo e algido tavolo bianco perché il presidente francese si è rifiutato di fare il test per il Covid, come richiesto dalle autorità russe. Il motivo, dicono all'Eliseo, è che Macron non voleva che gli agenti di Putin potessero eventualmente mettere le mani sul suo DNA. In poche parole, sebbene il presidente francese fosse sostanzialmente andato a Mosca per tentare di evitare una guerra, il decisivo incontro, quello che secondo gli stessi francesi avrebbe dovuto cambiare le malcerte sorti dell'umanità, è subito iniziato nel peggiore dei modi. I russi molto diplomaticamente dicono di comprendere le motivazioni di Macron ma aggiungono che dal loro punto di vista la salute del loro presidente ha la precedenza, e per tale motivo alla fine è stato scelto di evitare qualsiasi tipo di contatto ravvicinato tra i due, da cui il tavolo e le strette di mano evitate. Tutto chiarito? Col cavolo, basta guardare un po' più attentamente le fotografie di quell'improbabile colloquio a quattro metri di distanza abbondanti e osservare attentamente la faccia furiosa del presidente russo per rendersi conto che di chiarito non c'è proprio nulla. È perfettamente comprensibile in fondo: quando vai a casa di qualcuno devi, nel limite del possibile, rispettare le regole del padrone di casa, toglierti le scarpe sulla soglia se lui te lo chiede, e soprattutto devi dimostrare di fidarti di chi ti ospita.

 

 

 

SOSPETTI - In fondo gli era semplicemente richiesto di sottoporsi aun test che qualche altro miliardo di persone in questi due anni ha affrontato senza paura che gli rubassero il DNA. E invece il presidente francese si è presentato con l'assaggiatore di corte per paura di essere avvelenato a tavola. Certo, Macron non è un cittadino qualsiasi, ci sono protocolli di precisi per salvaguardare la sua sicurezza che poi è quella della sua stessa nazione, ma, perbacco, cosa mai avrebbero potuto fare i russi con il DNA di Macron? Senza considerare che basta gli caduto un solo capello perché il DNA presidenziale se lo prendano comunque e a insaputa del proprietario, forse "le président méfiant" teme che possano clonarlo, magari in scala per farne tanti piccoli Micron. O che analizzando i suoi cromosomi scoprano che poi non è così tanto francese e che è discendente di un neanderthal, o peggio ancora di un italiano. Magari teme che i russi studiando il suo Dna si inventino un potentissimo veleno personalizzato in grado di annientarlo anche a distanza. D'altronde Putin era o non era un agente del Kgb, non ha mica fatto avvelenare anche in tempi recenti spie e oppositori politici col Polonio o il Novichok? Chissà, le ipotesi sono tante, ma bisognerebbe che l'Eliseo le spiegasse e che dicesse chiaro e tondo che, visti i trascorsi, dei russi non ci si può mai fidare. E allora cosa è andato a fare il presidente francese a Mosca? Se l'incontro fosse andato bene e Macron avesse portato a casa anche solo un piccolo ma prezioso risultato dovremmo dire che quello che andiamo scrivendo è privo di senso, ma purtroppo per lui, per noi e per tutti, non è andata così. Anzi probabilmente lo zar Vladimir ha colto l'occasione della sceneggiata del suo corrispettivo francese per calcare la mano. In fondo avrebbe potuto optare per le mascherine come è stato fatto in contemporanea a Washington durante l'incontro tra Biden e il tedesco Scholtz, ma ha preferito che un tavolo, peraltro orrendo, misurasse centimetro per centimetro la distanza che intercorre tra i due, tra la Russia e l'Europa, tra Mosca e la Nato. Quattro metri di incomunicabilità. Il presidente russo non è certo uno che la manda a dire, ma stavolta i toni usati con Macron sono stati a tratti al limite della villania.

 

 

 

 

RISCHI - D'altronde cosa avrebbe dovuto aspettarsi Macron da convitato malfidente? Ha avuto quel che si meritava. Putin ha fatto presente ancora una volta che le richieste della Russia non sono state mai prese in considerazione dalla Nato, ma lunedì, come non aveva mai detto in precedenza, ha parlato apertamente di guerra, del fatto che la Russia è una potenza nucleare e che, nel caso le cose si mettono male, non ci saranno né vinti né vincitori, ma solo vittime. Non sarà stato lo sgarbo di Macron a farglielo dire ma certo non ha contribuito a creare un clima di distensione dal quale si sarebbe poi potuto aprire un dialogo. In definitiva se alla fine davvero la Russia invaderà l'Ucraina sarà anche colpa della vanità e delle cromosomiche paranoie di Macron.