L’atomica di Putin spaventa l’Europa ma, per ora, non preoccupa gli Stati Uniti. Dopo l’annuncio del trasferirmento di armi nucleari nel territorio della alleata Bielorussia, Paese incuneato fra Ucraina, Paesi Baltici e (a occidente) Polonia, sono stati proprio questi Stati ad alzare la voce (una su tutte, quella del ministro della Difesa di Vilnius, Arvydas Anusauskas: «Putin mira a intimidire chi sostiene Kiev»). Con loro, l’Unione europea. «Il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia significherebbe un’escalation irresponsabile e una minaccia alla sicurezza europea», ha scritto su twitter, Josep Borrell, Alto rappresentante Ue perla politica estera. «La Bielorussia può ancora fermarlo, è una loro scelta. L’Ue è pronta a rispondere con ulteriori sanzioni».
SCHERZI SPAGNOLI
Il vizio di imporre sanzioni alla Russia è radicato nell’iberico successore della Mogherini. Forse perché, tanto, le aziende spagnole non le rispettano? Si vedano a questo proposito le accuse a Zara, Bershka, Massimo Dutti (spagnolo nonostante il nome) e altri marchi di continuare a vendere a Mosca i loro prodotti, realizzati in Asia, attraverso società di comodo. Sanzioni o no, stavolta è stata l’America a gettare una secchiata d’acqua sul focoso esponente socialista. La Casa Bianca non ha infatti indi cazioni che la Russia abbia trasferito armi nucleari tatti che in Bielorussia. Parlando alla Cbs, il portavoce del Con siglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kir by, ha puntualizzato: «Stia mo osservando e guardando come va a finire. Non abbiamo alcuna indicazione che abbia spostato le armi». Già nella mattinata di ieri, un comunicato del Pentagono smontava l’allarmismo europeo: «Non vediamo ragione di modificare la nostra postura nucleare, né abbiamo indicazioni sull'intenzione russa di usare queste armi».
LUKASHENKO
In effetti, l’intenzione russa di modificare aerei bielorussi Su-25 per portare armi atomiche era stata già preannunciata mesi fa, il 17 ottobre 2022, dal ministero degli Esteri di Mosca mentre iniziavano esercitazioni nucleari contrapposte fra Nato e Russia. Peraltro il dittatore Aleksander Lukashenko chiedeva a Putin testate nucleari già a novembre 2021 e nel febbraio 2022 la Bielorussia aveva abolito la norma costituzionale sullo status neutrale del Paese circa il possesso di armi nucleari. A Washington sembrano più preoccupati per le mosse cinesi. Dopo aver fatto sostnzialmente fallire la missione «di pace» del leader comunista Xi Jinping a Mosca, gli Stati Uniti continuano a marcarlo stretto. Non c’è ancora «nessuna data» per un’eventuale telefonata fra i due leader globali, ha detto Kirby sempre alla Cbs. «Il presidente ha detto chiaramente che reputa importante mantenere aperte le linee di comunicazione con la Cina; vuole avere un’altra conversazione con il presidente Xi e ci muoveremo in quella direzione».