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La Fede non si cambia

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La Pellegrini termina la sua Olimpiade con il nuovo primato italiano nella 4x200 (settimo posto) e torna a casa a testa alta: risposta da professionista a critiche e malignità. Le offese? Pura invidia

Nicoletta Orlandi Posti
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di Fabrizio Biasin Pensieri a caso sull'atleta più grande dello sport azzurro (le emozioni non si valutano in base alle medaglie vinte). Primo: Fede Pellegrini è un gran pezzo di figliola. Chi dice il contrario è invidioso perché sa che con lei a cena non ci può andare neanche per idea.  Secondo: chi critica la Pellegrini non sa cosa vuol dire svegliarsi tutti i giorni da quando si hanno dieci anni per passare (soli come trote) otto ore a far su e giù per una corsia (almeno le trote possono andare a zonzo).  Terzo: Fede sarà anche antipatica ma a Londra non stava partecipando alle Olimpiadi di «La sai l'Ultima».  Quarto: troppo facile prendersela con una «perché doveva vincere e invece ha perso» quando tutti i quanti facevamo i galletti con i francesi al grido di «Uè mangiaformaggio, la Fede è roba nostra, voi tenetevi quella poveraccia della Manoudou».  Quinto: fanno assai pena tutti quelli che nelle ultime 36 ore hanno postato porcherie tipo: «Petrucci, presidente Coni: “Lo sport italiano deve fare un monumento alla Pellegrini”. Anche la Durex», o «Ora vai capire: o troppo sesso o troppi Pavesini! Cosa fa quando non si allena? Non lo so, ma dovrebbe allenarsi!», o «serve un bagno d'umiltà», fino a «Se penso che gli allenamenti a Parigi e i suoi capricci li pago con le tasse e devo anche tifarla mi vengono i brividi».  Sesto: a 23 anni una nuotatrice è vecchia. Da pensionare. Andata. Soprattutto nelle distanze brevi. È difficile da accettare, ma è così: i fenomeni, quelli veri, hanno sedici anni. E infatti lei, la Fede, si presentò al mondo ai Giochi di Atene, nel 2004 (in realtà anche prima, ma lasciamo perdere...), quando ancora puzzava di latte. Parliamoci chiaro: il delfino veneto arriverà a Rio 2016, ma non aspettiamoci miracoli, quelli non li fa neanche quel mammasantissima di Phelps.  Settimo: la faccenda Magnini, la storia d'amore, i rotocalchi, le presunte distrazioni, gli allenatori cambiati e tutte queste fesserie non contano nulla. Federica si è sempre fatta i fatti suoi fuori dalla vasca e ha sempre vinto a mani basse. Al limite ha pagato la prematura scomparsa del guru Alberto Castagnetti, allenatore storico. Ma non è Dio, almeno per ora.  Ottavo: ieri, con le orecchie che fischiavano e la barba lunga così, Federica ha realizzato il record italiano nella staffetta 4x200. Ha nuotato lo stesso tempo dell'altroieri ma è comunque stata un'impresa. Provateci voi a fare il vostro lavoro al meglio con 60 milioni di persone che vi dicono «sei finita».  Chiamate «fallimento», se vi pare, un doppio quinto posto (oltre al settimo nella staffetta) nella rassegna più importante che c'è.  Nono: a Federica tutti quanti dobbiamo dire grazie per quello che ha fatto e farà. Davanti alla tv ha radunato milioni di italiani (35% di share, come Montalbano). Nessuno più di lei, neanche quelli che hanno vinto ori e argenti. Un motivo ci sarà. Decimo: nella biografia, pubblicata qualche anno fa («Mamma posso farmi il piercing»), scrisse «Ho avuto poche amiche» e «Odiavo il mio corpo» e «Sono una ribelle» e «Mi piacciono i tacchi». Se ne frega di quel che pensa la gente, se ne frega di tutto. Lei il suo dovere l'ha fatto, nel bene e nel male.  Postilla: ieri Magnini ha sbroccato. Frasi tipo: «Abbandono Twitter perché è pieno di gente cattiva. Ciao a tutti i grandi fans, anche a quelli che ci criticano in maniera costruttiva ed educata. Quelli sì, gli imbecilli non li saluto». Luca Marin, invece, non twitta niente dal 15 luglio.  Ecco, la postilla non c'entra nulla ma ricorda tanto la storia del tizio che aspetta sul fiume il cadavere del suo nemico.

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