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Biodegradabile, compostabile, rinnovabile: che significa?

domenica 14 gennaio 2018

2' di lettura

Roma, 8 gen. - (AdnKronos) - Biodegradabile, compostabile, rinnovabile. Tre parole alla ribalta in questi giorni di discussione sui sacchetti bio, utilizzate spesso e non sempre a proposito. A fare chiarezza sui tre termini ci pensa Assobioplastiche ricordando che le borse per alimenti sfusi utilizzate come imballaggio primario, oltre a dover essere di spessore inferiore i 15 micron, devono appunto essere biodegradabili e compostabili conformemente allo standard Uni En 13432 e quindi riutilizzabili per la raccolta dell’umido, e devono avere un contenuto minimo di materia prima rinnovabile (certificato En 16640:2017) di almeno il 40%. Tale percentuale (40%), fa riferimento al contenuto di materia prima rinnovabile (origine delle materie prime con cui è realizzato il prodotto), ossia al contenuto di carbonio organico, e non già alla compostabilità o alla biodegradabilità (fine vita del prodotto) che, invece, non solo devono essere superiori al 90% (in base a Uni En 13432) ma anche certificate conformi allo standard internazionale Uni En 13432 da organismi accreditati. Vediamo nello specifico il corretto significato dei termini. Biodegradabilità: la biodegradabilità è la capacità di un materiale di essere degradato in sostanze più semplici mediante l’attività enzimatica di microorganismi. Al termine del processo di biodegradazione le sostanze organiche di partenza vengono trasformate in molecole inorganiche semplici: acqua, anidride carbonica e metano, senza il rilascio di sostanze inquinanti. Questa caratteristica non dipende dalla materia prima ma dalla natura chimica della materia prima, ragion per cui si può avere un prodotto da rinnovabile non biodegradabile e un prodotto da petrolio biodegradabile. Compostabilità: la compostabilità riguarda il fine vita di un prodotto ed è la capacità di un materiale organico di essere riciclato organicamente assieme all’umido trasformandosi in compost mediante il compostaggio, un processo di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate. Al termine del processo di compostaggio si ottiene un prodotto biologicamente stabile, inerte e inodore in cui la componente organica presenta un elevato grado di maturazione. Ricco in humus, in flora microbica attiva e in microelementi, il compost è la soluzione ideale contro la desertificazione dei suoli e l’impoverimento di carbonio nonché un prodotto di impiego agronomico (fertilizzante per florovivaismo, colture praticate in campo). Rinnovabilità: riguarda l’origine di un prodotto e in particolare la caratteristica di quelle materie prime, prevalentemente di origine vegetale e animale, di rigenerarsi in tempi brevi (piante, alberi, loro derivati e scarti), in opposizione alle materie prime da fonte fossile (petrolio).

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