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Boldrini come Fini: per lei dire "Pdl" è come un insulto

I grillini attaccano i democratici: "Siete peggio dei berlusconiani". La presidentessa li riprende: "Non offendete"
di Andrea Tempestini domenica 15 settembre 2013

3' di lettura

Presidente Boldrini, che gaffe risentirsi proprio quando si nomina il Pdl per dire che il Pd gli assomiglia, anzi che è peggio, un po’ di democratica dissimulazione non guasterebbe. Ieri alla Camera spettacolino che manco alla fine della Prima Repubblica, quando i corsari leghisti improvvisatisi moralizzatori agitavano cappi e promettevano impiccagioni dei corrotti, e credevamo di aver visto il peggio dell’arroganza e dell’occupazione spacciato per nuovo. C’era allora un Giorgio Napolitano presidente della Camera a fare da arbitro, e interpretò con zelo più che altro la parte di un utile  Ponzio Pilato, perfetto per liquidare lo scomodo riformista Bettino Craxi; oggi tocca a Laura Boldrini, che è certamente una neofita della politica e del Parlamento, non certo delle certezze ideologiche e del culto del politically correct, e le tocca la contestazione proprio nel giorno di massima tensione dell’estenuante partita sul Cav, a lei gestirsi il casino dei 5 stelle. Il tasso di conflittualità è alto, ma non fatevi fregare: sono amici nemici, sono fratelli coltelli, sognano di andare al governo insieme anche se si ricoprono di accuse e ingiurie, forse sogna di salvarsi in corner grazie a loro anche il Pd che si disse riformista e si immaginò laburista. Invece eccovi serviti, uno scenario affascinante, meglio che al cinema non fosse che la crisi ci morde, figuratevi se diventasse lo scenario del nuovo governo di servizio. Venti di questi energumeni dalla vostra parte, venti di questi sprovveduti a sostenere una maggioranza, davvero uno spettacolo da non perdere. Tutto è partito dalla protesta dei grillini per l’istituzione del «Comitato dei 42», con cartelli esposti in difesa dell’articolo 138 della Costituzione, contro la riforma. Dopo l’impavido intervento dei commessi che hanno rimosso i cartelli, i deputati imperterriti hanno continuato a protestare braccia alzate, come se avessero ancora i  manifesti in mano. «Mani che hanno difeso la Costituzione!», twitta la grillina marchigiana Patrizia Tenzoni, e non c’è dubbio che se potesse rispondere la Costituzione, signora molto anziana ed acciaccata, anche perché già non partorita in gran salute e da allora sempre tirata di qua e di là come un pupazzo di gomma, si incazzerebbe molto.  Poi arriva uno dei piacioni del 5 stelle, Alessandro Di Battista, che ne dice di tutti i colori, nel momento clou dà dei «ladri» ai colleghi deputati, e specifica. «Sbagliavamo quando dicevamo che il Pd è uguale al Pdl - dice Di Battista - il Pd è peggio del Pdl!». «Non offenda, onorevole», sbotta allora la presidente, e ci duole farle sapere che si è qualificata come protagonista della più bella gaffe della legislatura.  Ci duole anche comunicarle che, lo voglia o no, come gestore dell’asilo Mariuccia era meglio anche la bimba Irene Pivetti. «Pezzi di merda», tuona  l’onorevole Antonio Leone, con il rischio di passare dalla ragione al torto, tanto che la grillina Gilia Di Vita si mette a strillare come un’aquila perché si ritiene offesa. Nel casino generale un ex 5 stelle si dissocia disgustato, è Adriano Zaccagnini. «Sono stato 8 anni abbonato in curva sud con la Roma. Questa Aula è diventata lo stadio, un mercato, è inaccettabile, il Movimento 5 Stelle fa qui - tuona il deputato romano ora iscritto al gruppo misto - quello che non sa fare in piazza». Dai seggi del Pd applaudono convinti, allora la badessa 5 stelle Lombardi si incazza sul serio: «Zaccagnini applaudito in standing ovation dal Pd - scrive – Mo’ gli facciamo un fiocchetto in testa e glielo regaliamo!». Prima di indignarsi per paragoni blasfemi tra sinistra e destra, il presidente Boldrini farebbe bene a controllare anche quel scrive creativamente un altro 5 stelle, il suo vice, Luigi Di Maio. Cito: «Che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sia stato un commissario all’emergenza di questa Legislatura è chiaro. L’emergenza in particolare è quella dei partiti che rischiavano di scomparire dalla scena politica a causa della presenza del M5S e che invece, come fanno le aziende in tempo di crisi, si sono consorziati, Pd&Pdl». Non basta: «Napolitano facendosi rieleggere (contro ogni prassi costituzionale) ha messo in “standby” la diciassettesima Legislatura spingendo perché questo assurdo Governo non cadesse, ha finito per non garantire più le opposizioni». Re Giorgio non gradirà. di Maria Giovanna Maglie

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