Palermo, 4 mag. - (Adnkronos) - "Ricordo che il giudice Borsellino si alzo' dalla sedia, si distese a un certo punto sul divano e scoppio' a piangere, anzi direi a lacrimare in modo evidente. E ci disse: 'Non posso credere, non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire'. Io e il collega Massimo Russo siamo rimasti sorpresi. E calo' imbarazzo. Non ebbi la forza di chiedere a chi si riferisse e volli cambiare anzi argomento". Cosi' il giudice Alessandra Camassa, oggi Presidente di sezione al Tribunale di Palermo, racconta l'incontro avvenuto con il giudice Paolo Borsellino un mese prima di morire, "intorno a fine giugno del '92", deponendo come testimone al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Lo sfogo e' stato raccolto dal giudice Camassa, che all'epoca era un giovane pm della Procura di Marsala (Trapani) insieme con il collega Massimo Russo, oggi assessore regionale siciliano, nell'ufficio del giudice Borsellino che all'epoca era Procuratore aggiunto a Palermo. "Non ci aspettavamo questo sfogo - racconta in aula la Camassa rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo -Era un uomo all'antica e non pensavamo di poterlo vedere piangere. Mi sorprese vederlo piangere. Ebbi la sensazione di avere davanti una persona che avesse ricevuto una notizia poco prima". E ancora: "Ritenni che fosse uno sfogo personale non tanto legato all'autorita' giudiziaria. Se fossi stata chiamata all'epoca lo avrei raccontato. Non e' un ricordo che mi e' sovvenuto solo adesso. L'ho mantenuto perche' nel tempo mi incontravo con Massimo Russo e dicevo: 'ricordi quella volta?'. Insomma non l'ho mai dimenticato". Alessandra Camassa rivide per l'ultima volta Borsellino il 4 luglio "quando venne a Marsala per salutare i colleghi con cui aveva lavorato fino al febbraio del '92". (Segue)