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Maroni spinge verso le urne. "Votiamo e stravinciamo"

Il Ministro dell'Interno alla festa dei giovani del Pdl. "Occorre un Governo forte per completare il programma. Se non c'è più, parola agli elettori"
di Roberto Amaglio domenica 12 settembre 2010

2' di lettura

"Occorre un governo forte per governare il contrasto ad ogni forma di criminalità, in particolare quella organizzata. Altrimenti è meglio andare a elezioni: rivinciamo, stravinciamo e torniamo più forti di prima". Magari è più pacato nei toni e nei termini rispetto al Senatur Umberto Bossi. Tuttavia l'intervento del ministro dell’Interno Roberto Maroni ad Atreju 2010 testimonia al meglio le sensazioni dell'elettorato leghista. Interpellato sull'ormai annosa questione sul voto anticipato e sulla stabilità dell'attuale maggioranza, Roberto Maroni non si tira indietro, nonostante la sua proverbiale diplomazia linguistica. "Per completare l'opera è il caso di arrivare alla fine di questa legislatura e completare anche la prossima. Però bisogna sottolineare che tutte le cose fatte, a cominciare dal pacchetto sicurezza, le abbiamo fatte perchè avevamo un’ampia e solida maggioranza: se non lo è più l’azione di contrasto alla criminalità fatalmente si affievolisce". Rom, Francia e Ue – Le affermazioni più stizzite del ministro, però, sono rivolte all’Unione Europea e alla sua risoluzione nei confronti dei provvedimenti di Sarkozy sui nomadi rimpatriati. “Sono le solite accuse trite e ritrite di razzismo che non sono affatto corrispondenti alla realtà. La Francia non ha avviato delle espulsioni nei confronti dei rom ma dei rimpatri volontari, mentre nella risoluzione non ci sono riferimenti espliciti all’Italia, se non un minimo accenno riguardante l'intenzione di chiedere all’Europa norme più severe in tame di diritto di circolazione”. Per Maroni, infatti, la verità è che "l'unica istituzione europea che ha titolo di emettere censure è la Commissione europea e non ha mai avuto nulla da ridire sulle leggi italiane, anzi, il Governo italiano ha mandato sempre tutto a Bruxelles per un’approvazione preventiva, anche senza averne l’obbligo e tutte le misure pensate dal governo italiano sono state approvate da Bruxelles, tutte tranne una".

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