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Maria Sole Tognazzi: "Dieci minuti, il mio film al femminile"

Annamaria Piacentini
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È proprio così, le sfide tra abbandono e rinascita sono importanti. Ce lo racconta lo splendido film di Maria Sole Tognazzi, un vero coupe de froide diretto da una regista che non delude mai. Insieme a Francesca Archibugi firma la sceneggiatura fatta di mille sfumature e di attimi che ti appartengono. Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Chiara Gamberale, racconta la storia di una giovane donna, Bianca (Barbara Ronchi), che improvvisamente viene lasciata dal suo compagno (Alessandro Tedeschi). Per Bianca è finito tutto quel mondo che si era costruita: il grande amore…Ma era esistito davvero, o era frutto della fantasia di una donna che non riusciva a guardare cosa realmente accadeva oltre l'uscio di casa? Però, gli uomini che mascalzoni! Lo diceva già Mario Camerini in un suo film del ‘32 (quando non eravamo ancora nati) e per certi versi aveva ragione. Le donne spesso sono oggetti da usare e gettare via quando creano troppi problemi. Come fa anche il marito di Bianca: “Troppe responsabilità, - dice nel film, “lei non mi capisce”. Poverino! Intanto ha già pronta una nuova sostituta, una ragazza che finalmente lo comprende. E Bianca che fa? Intanto va in terapia da una psichiatra (Margherita Buy) per iniziare una sorta di cura fatta di dialogo e di malumori, fino all'idea del suicidio.  Ma è l’incontro con una sorellastra che non conosceva (Fotini Peluso) a spingere Bianca a superare i limiti che si impone. C'è una scena che trovo molto interessante, quella di Bianca che dopo aver chiesto un passaggio facendo l'autostop, sale su una macchina dove ci sono una madre e un figlio disabile. La madre si racconta, e le parole colpiscono…Il padre ha incolpato lei del fatto che il bambino è nato menomato “Aveva il cordone ombelicale stretto al collo, e la versione della donna..” Lui è sparito e lei è rimasta sola ad accudire il figlio. Insomma, questo thriller sentimentale mette in luce la capacità delle donne di guardare oltre, in un viaggio intimo in cerca solo della verità.

Maria Sole, quando ha pensato che da questo romanzo poteva nascere un bel film?

“Il libro aveva una serie di passaggi che trovavo molto interessanti. L'idea era forte!

Sin dall'inizio, cosa voleva raccontare?

“Una donna che doveva ricominciare a vivere con uno sguardo allargato verso gli altri. Un rapporto che finisce in pezzi, una ragazza che rimane sola, ma ha coraggio e forza, anche quando termina qualcosa di importante nella sua vita”.

Perché questo titolo: Dieci minuti?

“Ogni giorno per dieci minuti fai qualcosa che non hai mai fatto. Cominciano così il gioco e la sfida”.

Bianca può ancora imparare quando sembra che tutto finisca?

“Sì, il suo testa e cuore è un po' come il tagliando della macchina, si deve rinnovare.  L'uscita di questo romanzo ha cambiato la mia vita. È un libro amuleto”.

Che ha definito al femminile. 

"La regia, le protagoniste. Ma tutto il progetto musicale nasce da una mente maschile, Andrea Farri, un compositore con cui mi sono trovata bene”.

C'è anche l'aspetto giallo, ha fatto delle aggiunte?

“In fase di montaggio i piani temporali, ma è cambiato poco, abbiamo seguito per filo e per segno la sceneggiatura”.

Ora cosa diranno gli uomini?

“Il mio cinema è arrivato anche agli uomini, in fondo è un'occasione per loro, possono capire come si sta dall'altra parte”.

Quando il marito rompe il rapporto con Bianca, come va a finire?

“Dieci minuti per ricostruire...Dopo il disagio mentale Bianca capisce che la debolezza fa parte di ogni essere umano. È da lì che deve ricominciare”.

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