"L'arrivo", Upon Entry: un thriller mozzafiato con Alberto Ammann
Il destino a volte può fare davvero brutti scherzi per dare un significato a qualcosa che probabilmente non ne ha: come la burocrazia inutile, spesso fondata solo sull'abuso di potere. Accade nella vita, e questa volta anche sul grande schermo dove le ingiustizie colpiscono come un fiume in pieno velenoso, potente, sovversivo. Ed è proprio qui che un uomo e una donna rimangono incastrati. Se un film si potesse applaudire per giorni, lo farei. Anche le cinque stelle date da molti giornali internazionali dopo la visione del film, non bastano. Questa storia bisogna vederla, leggerla attraverso lo schermo, perché ciò che è capitato a loro, può succedere anche ad altri. “Diventa più complicato quando si proviene da determinati Paesi”, spiegano i registi- “ed è proprio qui che si svolge la nostra storia, in un luogo nebuloso dove non si è né dentro, né fuori”. Protagonista l'attore argentino Alberto Ammnan diventato celebre per il film di culto “Cella 211” (di Daniel Monzon), dove si è aggiudicato il premio Goya come miglior attore rivelazione. Noto anche per aver interpretato Pacho Herrera nella serie Netflix “Narcos”. Con lui Bruna Cusi, nei panni di Elena, la sua compagna ne L'arrivo”. La storia comincia con il volo che porterà Diego (Ammnan) ed Elena in America, dove i due giovani fidanzati, lei di Barcellona e lui venezuelano, sperano di trovare un lavoro che gli permetterà di poter formare una vera famiglia. Ma giunti a New York, vengono bloccati al controllo dei passaporti e poi chiusi in una stanza per ore, senza nessuna spiegazione. Si conoscono da tempo, sanno di essere innocenti, ma cominciano a non fidarsi l’uno dell'altro. Ne parliamo con il protagonista in questo face to face esclusivo:
Tutto comincia con l'arrivo a New York. Ci parli del suo personaggio.
“Si chiama Diego ed è un ragazzo venezuelano che vuole andare via da Barcellona, dove vive, con la sua compagna Elena. Crede che l'America possa realizzare i suoi sogni”.
Invece?
“I sogni di Diego ed Elena vengono messi in discussione dagli agenti che cercano di scoprire se i due nascondono qualcosa. Frugano nei loro bagagli…”.
Il film è girato in due stanze dove non c'è neanche la possibilità di bere un po' di acqua...Questo crea una forte suspence.
“Infatti passano le ore e diventa tutto massacrante”, non sai perché sei li. Sono cose realmente accadute secondo i registi”.
È un film che trovo molto interessante. Poi, lei è anche diventato un attore internazionale grazie ai ruoli che continuano ad affidargli. Confessi: non si sente mai una star?
“Non mi considero una star. Vivo a Barcellona e conduco una vita normale con mia moglie Clara Mèndez-Leite che è una collega-attrice”.
Quindi, Hollywood non le interessa?
“Potrebbe interessarmi solo se mi affidassero un ruolo che mi piace, in cui mi ritrovo. Ma non credo di essere dei migliori…Poi amo il mio Paese, mi trovo bene. Però mi fa piacere che lo abbia detto”.
Eppure, ha già preso uno dei premi più importanti, il Goya. A proposito, ho notato che la sua recitazione è perfetta, nei panni di Diego riesce a convincere il pubblico che quel ragazzo esiste davvero. Dove ha studiato?
“Alla Scuola di recitazione Juan Carlos Corazza, sono molto fiero di questo. Però sono rimasto un attore tranquillo”.
Spente le luci dei riflettori, che hobby ha?
“La musica, mi piace molto. Come amo la colonna sonora del film, che trovo molto bella”.
Cosa si aspetta da questo film?
“Che il pubblico quando va a vedere il film, guardi anche ad un ipotetico cambiamento. Uno degli argomenti del film è la burocrazia”.
Che progetti ha?
“Una miniserie in sei puntate dal titolo “Griselda” con Sofia Vergara su Netflix.
In futuro?
Continuerò a fare il mio mestiere.