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"Il clandestino", la prima serie tv per Edoardo Leo

Annamaria Piacentini
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Serie crime comedy in sei serate da 100' per il regista e attore Edoardo Leo nei panni di Luca Travaglia, ex ispettore capo dell'antiterrorismo, che lascia il suo lavoro dopo un tragico attentato che è costato la vita alla sua compagna Khadija (Lavinia Longhi). Era una storia d'amore perfetta, con lei voleva formare una famiglia ed avere dei figli. Poi, all'improvviso tutto cambia, ed arriva la fine di un sogno mai realizzato. Travaglia si trasferisce a Milano, dove tra gli altri, incontrerà De Giglio, un poliziotto buono e gentile, ma pigro e un po' fuori forma.

Tra loro nascerà un buon rapporto di amicizia e di lavoro. La storia, diretta da Rolando Ravello, ha varie sfaccettature, perché entrano in gioco tanti altri personaggi, come Bonetti, (Mattia Mele), un milanese tenace, da poco uscito dall’accademia, Maganza (Fausto Maria Sciarappa), stimato poliziotto, vicequestore a Milano, Palitha (Hassani Shapi) un cingalese che oramai si considera milanese, un tipo dalle mille risorse, e Carolina (Alice Arcuri) l'elegante e sofisticata moglie di un politico, divisa tra la figlia e la scrittura di un libro, ma in preda alla paura a causa di uno stalker. È stato impegnativo diventare Luca Travaglia, ho scoperto di essere un giovanotto piacente”.

Scherza Leo, tanto per rompere il ghiaccio, ma in questa storia ci crede. E molto! “E' un viaggio alla scoperta dell’empatia spiega il regista - ed stato un grande lavoro di squadra”. Una squadra, appunto, dove accade sempre qualcosa di autentico, perché Ravello, non lascia nulla al caso. Come Edoardo, che nella sua prima serie tv prima ancora che inizi, ha già vinto: “Travaglia è uno che ha subito un grande dolore, caratterialmente è chiuso, scorbutico, può sembrare addirittura respingente. Le riprese sono state lunghe e complesse, ed ora, un po' di Travaglia, me lo sono portato dietro. Dopo 30 anni di gavetta, mi sono sentito subito accolto dalla Rai con una storia che vive nella Milano delle periferie, una Milano che non tutti conosciamo. Ora cosa mi auguro? Di poter continuare a fare il Clandestino, e mettermi nei panni degli altri”.

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