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Mimmo Lucano, il procuratore Luigi D'Alessio: "Un potentissimo bandito idealista, ve lo dico da magistrato di sinistra"

Mimmo Lucano

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"Non sono uno che si spaventa. Da magistrato democratico, mi sono reso conto di lottare contro un potente, anzi potentissimo suo malgrado". Il "potentissimo" è Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. Lui invece è Luigi D'Alessio, procuratore di Locri a fine carriera, ha rassicurato i suoi sette pm: "Sono il vostro ombrello, la pioggia me la prendo tutta io. Processi così ne capitano un paio in tutta la carriera. Non vi lasciate impressionare, vi servirà per il futuro". D'Alessio, riporta La Stampa, non si spiega le polemiche per la sentenza sul sindaco, "per un processo basato su carte e fatture false difficilmente controvertibili, non su testimoni più o meno credibili". Ma non si cruccia "perché è come illudersi di convincere i no vax. Anche dopo una sentenza, lo sport nazionale resta rifiutarsi di capire e diffondere una distorta visione della realtà".

 

 

Intanto non è che "abbiamo processato l'accoglienza. No, solo la modalità di gestione in violazione della legge. Non avremmo dovuto farlo? E perché? Lucano è al di sopra della legge? O chiunque può commettere qualsiasi reato purché a fin di bene?". Perché il procuratore riconosce a Lucano "una mirabile idea di accoglienza", ma gli contesta di averla "riservata a pochi eletti che avevano occupato le case". A dispetto della norma che prevedeva un avvicendamento periodico dei migranti, "lui manteneva sempre gli stessi, sottomessi. Gli altri li mandava nell'inferno delle baraccopoli di Rosarno". E benché incassasse i fondi destinati ai corsi obbligatori di italiano, "non c'era un migrante che lo parlava". Non solo. "Gli alloggi destinati ai migranti venivano abitati dai cantanti invitati per i festival", "tutto era organizzato per favorire varie cooperative locali, creare clientele, accumulare ricchezze, beneficiare di indotti elettorali".

 

Di qui la dura condanna per associazione a delinquere: "Nessuno ne parla, ma si trattava di una corte celeste di accoliti che campava così e di cui lo stesso Lucano era per certi versi anche vittima". Quanto alla "suggestiva" rivendicazione di povertà, il procuratore dice di "non avere problemi a riconoscere a Lucano la patente di non arricchito, anche se nella sede di una cooperativa avevamo trovato una cassaforte nascosta e svuotata, non credo per custodire la merenda. C'erano abbondanti somme distratte. Soprattutto ai migranti, che erano vittime dei reati di Lucano e non certo beneficiari. Questo è il grande equivoco da cui la sinistra non riesce a liberarsi".

 

A Lucano non sono state riconosciute le attenuanti. Per il ruolo di promotore dell'associazione criminale e per il rifiuto di farsi interrogare, "opponendo un atteggiamento ostruzionistico". Ma chi è Mimmo Lucano secondo il magistrato che lo ha indagato, processato e fatto condannare? A D'Alessio ricorda il protagonista di un celebre western di Sergio Leone, "il bandito di Giù la testa proclamato capo dei rivoluzionari suo malgrado. Idealista, improvvisamente issato su un piedistallo, ubriacato da un ruolo più grande di lui, inconsapevole della gravità dei suoi comportamenti, forse guidato da altre persone. Ha pensato di abbinare un'idea nobile a una sorta di promozione personale e sociale".

 

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