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Vincenzo De Luca, l'intercettazione dell'imprenditore: "Accordo ben preciso con le coop in cambio di voti"

Paolo Ferrari
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La notizia dell'indagine nei confronti di Vincenzo De Luca si è saputa ieri in maniera del tutto casuale: con la notifica dell'avviso di proroga delle indagini preliminari. Il provvedimento è stato firmato mercoledì scorso dal gip Gerardina Romaniello che ha incaricato la squadra mobile per la sua esecuzione. La Procura di Salerno è riuscita, dunque, a mantenere segreta per mesi l'indagine sul governatore. Qualche sospetto, però, sul coinvolgimento del presidente c'era stato nelle scorse settimane. I pm avevano ipotizzato che l'accusatore Zoccola fosse al vertice di un sistema criminale finalizzato al condizionamento degli appalti pubblici in Campania. All'inizio sembrava che gli indagati fossero 29, fra questi Enzo Napoli, sindaco di Salerno, appena rieletto, e Giovanni Savastano, attuale consigliere di Regione Campania ed ex assessore comunale a Salerno, entrambi del Pd. Invece erano 30: mancava all'appello proprio De Luca il cui nome è stato tenuto coperto. Perché? Mistero. Nell'interrogatorio Vittorio Zoccola aveva raccontato l'esistenza di un "sistema" Salerno. «Esiste un accordo ben preciso tra le coop e la politica che è teso a garantire alle prime continuità lavorativa in cambio dei voti. Peraltro, questo sistema trova la sua massima espressione con le partecipate e le municipalizzate", disse Zoccola.

 

 

Le indicazioni di De Luca alle ultime elezioni sarebbero state 70 e 30 per cento: 70 a Savastano e 30 a Franco Picarone, non indagato, altro consigliere regionale fedelissimo del governatore. Le cooperative di Zoccola avrebbero ricevuto dal comune di Salerno, negli ultimi dieci anni, affidamenti per circa un milione e seicentomila euro l'anno. «Fu lo stesso Comune a dirci che, se non avessimo cambiato i rappresentanti legali che risultavano indagati, non avremmo potuto continuare ad ottenere appalti», ricordò Zoccola ai magistrati. In un'intercettazione Zoccola si descrive come il «garante degli equilibri». «Cosa significa garantire gli equilibri?», gli domandarono i magistrati. «Significa», risponde l'imprenditore, «fare in modo che tutti potessero lavorare. Nella consapevolezza di tale mio ruolo di interfaccia con il Comune, veniva prestata adeguata considerazione alle indicazioni di voto, che in occasione delle competizioni elettorali, fornivo alle altre cooperative».

 

 

Il rapporto con il governatore della Campania è risalente del tempo. «Ho conosciuto De Luca nell'89-90 quando era segretario provinciale del Pci», precisò Zoccola. Negli anni Duemila, De Biase (Mario, allora sindaco di Salerno, ndr) «voleva acquisire le quote delle municipalizzate, mi rifiutai e fui convocato da De Luca, il quale mi sollecitò la cessione delle quote e mi promise che avrei mantenuto il mio ruolo. Dal 2001 ho avuto l'aggiudicazione di servizi con le cooperative». Agli atti ci sarebbero almeno un paio di incontri tra Zoccola e De Luca, tra cui una cena. Strano, quindi, che il governatore potesse chiamarsi fuori da questa vicenda. La procura di Salerno che ha garantito il segreto su De Luca è retta da Giuseppe Borrelli, ex aggiunto a Napoli. Il suo nome compare nell'indagine a carico di Luca Palamara. L'ex presidente dell'Anm voleva che Borrelli fosse nominato procuratore di Perugia e non di Salerno per poter gestire meglio alcuni fascicoli. «Non aggio fatto niente in questa vicenda, aggio fatto la domanda per Perugia», disse invece Borrelli commentando con un collega questa ricostruzione riportata all'epoca dai giornali. 

 

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