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Antonio Mastrapasqua, il monito al Pd: "Dica basta alle tentazioni giustizialiste"

Antonio Mastrapasqua
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Essere indagati non presuppone in alcun modo una condanna. E ancora: una condanna in primo grado non consente a nessuno di privarsi del titolo di innocente. La verità, scontata per chi non abbia lasciato testa e cuore nella gabbia del giustizialismo, è stata riproposta in questi giorni con inatteso vigore dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, a proposito di alcune nomine avvenute nella società controllata dal Comune, l'Ama. Per dirla tutta, la scelta di nuovi dirigenti nell'azienda che si occupa di nettezza urbana, con qualche pendenza giudiziaria si è sommata a quella avvenuta al momento della costituzione della Giunta della Capitale. Il Fatto quotidiano etichettò l'esordio dell'organo di Governo municipale con un titolo dei suoi: "Gualtieri vara la giunta e sceglie il passato: un indagato e tre ex inquisiti".

Avevano avuto buon gioco coloro che si erano stupiti dell'evoluzione anche verbale del giustizialismo: l'ex inquisito diventava una fattispecie di rilevanza almeno mediatica. Cioè l'inquisito benché "archiviato" sembrava meritevole di gogna pubblica, applicando con rigore aberrante il noto aforisma del giudice Piercamillo Davigo, secondo il quale «non esistono innocenti, ma colpevoli su cui non sono state raccolte le prove». L'onorevole Raffaella Paita, d'Italia Viva, chiosando il neologismo giustizialista, ha dichiarato che «nel vocabolario manettaro entra una nuova espressione: "Ex inquisiti". Per la Costituzione si è presunti innocenti fino a sentenza passata in giudicato». Parole sacrosante della parlamentare renziana, ma a lungo dimenticate anche da chi ha avuto e ha responsabilità politiche e di governo. La posizione assunta dal neosindaco di Roma - al di là delle considerazioni di opportunismo e di convenienza - introduce un meritevole cambio di passo, dopo annidi giustizia sommaria eseguita dai media, sull'onda di semplici indagini. Una caccia alle streghe che ha stravolto vite e carriere. Essere indagato è stato per molti - anche per chi scrive - un motivo sufficiente per subire ostracismo personale e professionale. Qualcosa sta cambiando? L'opinione e la scelta del sindaco di Roma è quella di un esponente di spicco del Pd, già deputato europeo nonché ex ministro dell'Economia. Insomma, un parere più che autorevole. Un parere e un'autorevolezza che saranno capaci di invertire una deriva giustizialista che ha segnato la politica (in senso lato) di quest' ultimo decennio? Purtroppo i sedimenti di questo approccio propenso alla condanna preventiva e pregiudiziale, prima ancora di un giudizio compiuto, si sono accumulati non solo nell'opinione pubblica, ma anche nelle norme e nelle prassi amministrative pubbliche. Un esempio? L'esclusione dalle gare pubbliche per soggetti che abbiano ricevuto una condanna in primo grado, quindi non definitiva, pertanto "innocenti" per il diritto costituzionale.

Le linee di indirizzo dell'Anac (ormai considerate al pari di una "soft law"), così come il Codice degli Appalti hanno trasformato in norme uno spirito di pregiudiziale condanna civile per chi ancora non è un condannato. La vita pubblica in questi anni è stata segnata da un pregiudizio illecito benché legalizzato. La prassi e le norme amministrative hanno dato forma a queste deformazioni. L'integrità morale, professionale e imprenditoriale dei partecipanti a bandi pubblici è stata piegata e giudicata da valutazioni eccedenti il diritto, per blandire un'opinione pubblica massimalista, guidata spesso solo da risentimenti e invidia sociale. Il bene comune è stato sottoposto a un sentire di parte, giacobino o leninista. È finita questa ubriacatura collettiva? La scelta del Comune di Roma non può essere un'eccezione. Può e deve essere un cambio di indirizzo nella (e della) politica, soprattutto in un partito che spesso è stato dilaniato da spinte diverse e contrapposte, e troppo spesso è stato tentato dal dare sostegno a chi è stato campione di incivile e ingiusto giustizialismo.

di Antonio Mastrapasqua 
ex presidente dell'Inps

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