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Edward Luttwak, bomba su Matteo Salvini: "La lista di parole vietate"; l'errore che costa caro al leghista

Edward Luttwak  

Annalisa Chirico
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«Draghi o non Draghi, il guaio italiano è che il presidente della Repubblica non ha poteri esecutivi e non è eletto dal popolo», parla così a Libero l'analista statunitense Edward Luttwak che, in videocall da Washington, si concede qualche riflessione sulle cose italiane e non solo.

Luttwak, lei ha sempre criticato il sistema italiano per un governo troppo debole, un premier che non è «primo ministro», e adesso ci dice che anche il capo dello Stato vale poco. Ma allora chi governa in Italia?

«L'unico potere residuo, ancora forte seppur delegittimato nell'opinione pubblica, è la magistratura. Nel vostro paese i giudici fanno quello che vogliono, l'accountability è minima, l'abuso ordinario. Un ex ministro dell'Interno, mi risulta, è a processo per aver attuato decisioni politiche contro gli sbarchi indiscriminati».

Si riferisce a Matteo Salvini.

«Agli occhi di un americano, appare a dir poco anomalo che i magistrati possano impiegare risorse pubbliche per processare, e ancor prima indagare, un ministro che esercitava le proprie funzioni. Puoi essere d'accordo o meno con la politica del rigore contro gli ingressi illegali ma non puoi farne un affare giudiziario».

In America la vicepresidente Kamala Harris è stata travolta dalle critiche per aver detto a messicani e guatemaltechi: «Non venite negli Usa, sarete respinti».

«La vicepresidente ha detto letteralmente: state a casa vostra. Harris ha una gigantesco problema: è una donna di idee ultraconservatrici ma deve atteggiarsi a progressista per piacere alla sinistra. Anche l'Italia dovrebbe controllare le proprie frontiere: quando atterro a Fiumicino, mi chiedono il passaporto e, in assenza, vengo bloccato».

 

 

 

Negli ultimi due anni si è registrata una impennata di sbarchi e morti nel Mediterraneo.

«È una tragedia frutto della tolleranza verso l'illegalità. Io non ho rapporti con Salvini, ho incontrato invece due volte Giorgia Meloni, è una donna grintosa e in crescita. Tuttavia, di Salvini vedo che è stato un ministro vincente, è un politico dal talento enorme e ha buone idee. Gli servirebbe un barbiere».

Un barbiere?!

«Salvini ha molta energia ma deve darsi una lista delle parole vietate, da non pronunciare mai. Deve imparare la continenza e tenere a mente l'equazione del potere: massa per coesione. Il consenso anche ampio, senza coesione, non basta. Bisogna guadagnarsi la dignitas e aderire alla commedia della rispettabilità che tiene in piedi la vita pubblica. Vale a ogni latitudine».

Torniamo agli sbarchi: perché l'Italia sembra in balia di trafficanti e Ong?

«Il governo, sul confine sud, ha gettato la spugna. Sui flussi conta il messaggio che mandi: se sai che non entri, non parti. Se sai che entri, parti. Nel vostro paese il buonismo è un imperativo categorico, probabilmente retaggio della cultura cattocomunista. L'attuale ministro (Luciana Lamorgese, ndr) non è debole ma è campionessa dei buonisti».

Si contenga, Luttwak. 

«La visione umanitaria del "salviamoli tutti" non è realistica, serve solo a schivare il problema. Si lascia che i migranti arrivino, a frotte, sulle coste sicule senza avere alcunché da offrire, neanche una sistemazione dignitosa. I più sfortunati possono annegare in mare. Qualunque democrazia occidentale controlla le proprie frontiere, i cittadini pagano le tasse anche per questo».

In tempo di Covid, serve il Green pass per sedersi al bar ma non per sbarcare dall'Africa a Lampedusa.

«Nei servizi giornalistici li chiamano "ragazzi" ma sono immigrati clandestini. Non sono ispanici, non somigliano agli José Martinez che, quando si stabiliscono nelle città americane, si trasformano in Joe Martin perché vogliono furiosamente integrarsi, imparare la lingua, aprire un negozietto e far arruolare il figlio nello US Army. Da voi arriva gente che non ha alcuna intenzione di integrarsi».

 

 

 

Lei generalizza...

«Guardo i fatti. Le forze armate americane impiegano una quota rilevante di ispanici, pochissimi gli afroamericani. In America ha destato scandalo l'imponente voto ispanico a favore di Donald Trump. Sa perché gli ispanici votano repubblicano? Perché sono i primi oppositori dell'immigrazione clandestina che minerebbe la loro posizione sociale. Joe Biden e i democratici, invece, sono ossessionati dalla minoranza afro, parlano solo di neri di qua, neri di là, vivono sconnessi dalla realtà».

Il colore della pelle non c'entra.

«Il colore della pelle no, mala religione e i valori che professi c'entrano. Da voi, via mare, arriva gente che non vuole integrarsi, gente a cui non importa imparare la lingua italiana e trovare un lavoro onesto, gente che ha una concezione della donna diametralmente opposta alla nostra. Trattano mogli e figlie come oggetti al loro servizio. Sono islamici, punto. L'Islam è, per sua natura, antioccidentale».

Siamo allo scontro di civiltà...

«Solo la sinistra si ostina a non vedere la realtà. Loro vivono di pregiudizi sul mondo e sul come dovrebbe essere. Da voi, poi, sono abituati a governare senza dover vincere le elezioni, un bel privilegio».

A proposito di elezioni eccetera, il 24 gennaio si aprono quelle per la presidenza della Repubblica. Provi a dirmi qualcosa di non blasfemo, grazie.

«Il vostro presidente della Repubblica ha la fortuna di passeggiare in mezzo a giardini esotici in una reggia che costa il triplo di Buckingham Palace, ogni tanto deve gestire una crisi di governo e incontrare futuribili premier, ma non ha poteri esecutivi. Non governa. Così vuole una Costituzione concepita all'indomani dell'esperienza mussoliniana e fondata sulla paura dell'uomo solo al comando. Ciò non toglie che il Quirinale resti un posto perfetto per ordire congiure, come dimostra la caduta di Silvio Berlusconi nel 2011».

Draghi, che guida un governo di quasi unità nazionale, sarebbe il nome giusto?

«Ha standing internazionale, una rete di relazioni consolidata da una carriera lunga e autorevole. Ha salvato l'euro, la moneta che premia economie efficienti ed esecutivi efficaci, l'esatto opposto del caso italiano. Detto questo, sarebbe la prima volta, a livello mondiale, di un ex banchiere che, senza essere mai stato eletto, assurge alla prima carica dello stato». 

 

 

 

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