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Enrico Letta, tanti saluti al garantismo: "Votate no", il diktat con cui il Pd si riscopre manettaro

 Enrico Letta

Iuri Maria Prado
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Mesi fa il segretario del Pd Letta disse che bisognava evitare i referendum sulla giustizia. Allora la classe politica embedded in Procura confidava che la Corte costituzionale li spazzasse via, e la speranza era camuffata con l'argomento secondo cui le riforme vanno fatte in Parlamento. Dopo di che, quando la Corte ha ammesso alcuni quesiti, ecco che Letta comunica che voterà e farà votare "No" ad un paio di proposte referendarie (quella che vuole limitare la galera preventiva, e quella che vuole rivedere la legge che stronca la carriera del politico che ha commesso un reato quando la legge non c'era).

 

 

E sugli altri quesiti? Nulla, che vuol dire in buona sostanza affidarsi al meteo, col tempo buono che induce gli italiani alla scampagnata anziché alle urne. Si potrebbe obiettare che anche una parte della destra (Fdi) tiene un atteggiamento avverso su alcuni quesiti, ma l'atteggiamento illiberale di certa destra almeno è puro, e non affetta propositi garantisti puntualmente contraddetti.

 

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