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Giorgia Meloni, indagato il suo fedelissimo: pesanti sospetti sulla magistratura

Claudio Osmetti
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Toh, è finito indagato un fedelissimo di Giorgia Meloni. Ossia l'europarlamentare di Fratelli d'Italia Nicola Procaccini. Ché qui vale la vecchia massima di Andreotti: «A pensar male si fa peccato, ma...». Ecco, allora pecchiamo. C'è aria di crisi, elezioni forse che sì e forse che no; ogni sondaggio dà Meloni una spanna sopra gli altri, è il primo partito e con un distacco sempre più netto. E l'inchiesta dell'estate, il terremoto politico di fine luglio, chi ti va a beccare se non la costola laziale di Fdi, la sindaca di Latina (sempre in quota Fdi), il suo ex vice (anche lui Fdi) e nientemeno che uno stretto collaboratore del leader, guarda caso, di Fdi? Un caso? Può darsi, solo il tempo dirà se quest' indagine si sgonfierà come l'ennesimo soufflé malriuscito della giustizia italiana. Intanto i media (almeno quelli on-line, poiché la notizia è uscita ieri mattina e comunque ha impiegato mezzo secondo a fare il giro delle testate nazionali) si riempiono di titoli del tenore: "Maxi-inchiesta per corruzione, travolta anche Giorgia Meloni".

 

 


CONCESSIONI BALNEARI
I fatti: all'alba di martedì (ossia di ieri) i carabinieri e la capitaneria di porto entrano nel Comune di Terracina (Latina) sventolando sei provvedimenti di custodia cautelare appena emessi dal gip del tribunale locale su richiesta della Procura della Repubblica. Sono indirizzati ad altrettante persone: sia funzionari sia politici, nonché a qualche imprenditore. Tra loro c'è anche Roberta Tintari, che indosso ha la fascia tricolore perché dal novembre del 2019 guida l'amministrazione comunale dopo essere stata eletta in una coalizone che vedeva uniti Fratelli d'Italia e la formazione di Giovanni Toti. Le dicono che è agli arresti domiciliari per turbata libertà degli incanti e per falso nella gestione di un'arenile, anch' esso di proprietà comunale. Agli altri fioccano accuse legate all'affidamento in gestione delle spiagge e dei servizi della balneazione, frodi, indebite percezioni di erogazioni pubbliche e addirittura rilevazioni di segreti d'ufficio. Sei arresti (domiciliari) e sette ordinanze di interdizione dagli uffici pubblici.

 

 


È una giunta "decapitata", quella di Terracina: mica solo Tintari. Nei guai finiscono anche il presidente del Consiglio comunale e l'assessore ai Lavori pubblici. Si monta un polverone che ne basta la metà, sotto il sole che ribolle per via di un'estate rovente non soltanto a causa del meteo. Però, attenzione: non è esattamente un fulmine a ciel sereno. A metà gennaio, infatti, era toccato a Pierpaolo Marcuzzi, il vicesindaco, a essere coinvolto in un'indagine simile. Adesso, sostiene la procura di Latina, è stato possibile «accertare una pluralità di fatti penalmente rilevanti connessi alla gestione dei servizi di balneazione, oltre a condotte di sfruttamento del pubblico demanio marittimo che hanno interessato anche lavori e opere pubbliche».

 

 


PONTE CICLABILE
Come «la realizzazione di un ponte ciclopedonale attraverso un'indebita percezione di fondi europei con conseguenti danni erariali». Il clamore, insomma, sarebbe dovuto a una pista per le biciclette che, per carità, la legge e legge e va rispettata, però non è proprio il reato più infamante con cui ci si possa macchiare la fedina penale. Tant' è. E però, tra i nomi nel faldone ne sbuca un altro. Quello di Nicola Procaccini, che lavora tra Bruxelles e Strasburgo (è l'eurodeputato), è uno degli uomini più conosciuti di Fratelli d'Italia nella provincia di Latina e, in passato, è stato portavoce di Giorgia Meloni quando era ministro della Gioventù. Procaccini è originario di Terracina, è stato anche primo cittadino per due mandati, prima di Tintari, e adesso è accusato di induzione indebita e di turbata libertà degli incanti. «Non ho avuto modo di verificare con attenzione cosa mi viene esattamente attribuito», dice Procaccini in un commento laconico, «vedremo le carte. La cosa, ovviamente, non mi lascia indifferente, ma sono sereno la affronterà come si affrontano tutte le cose della vita». Complessivamente, a ieri sera, sul registro degli indagati, a Terracina, ci sono cinquanta persone. Sono stati sequestrati un campeggio e un ristorante a seguito di una «complessa e articolata», parole della procura, «attività investigativa svolta in un arco temporale di circa dodici mesi» e conclusa il giorno prima di una possibile crisi di governo. Niente, ora si vedrà. E chissà se ci abbiamo azzeccato, per dirla col Divo Giulio. 

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