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Guglielmi, scandalo in magistratura: cosa "spunta" nel cv della toga rossa

Paolo Ferrari
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Uno dei magistrati italiani in servizio presso la Procura europea sarebbe 'abusivo'. La vicenda riguarda la pm Mariarosaria Guglielmi, ex segretaria nazionale di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe che questa settimana ha diramato un duro comunicato contro il decreto 'anti-rave' del governo targato Meloni, annunciando una «stagione di resistenza costituzionale». La magistrata era stata scelta dal Consiglio superiore della magistratura ad aprile dello scorso anno per andare a far parte del nuovo ufficio, con sede a Lussemburgo, nato per contrastare le frodi al bilancio comunitario. La Procura europea, prevista con il Trattato di Lisbona, è un organismo indipendente incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione. Un posto molto ambito dove si fanno indagini qualificate e senza sporcarsi le mani e per il quale avevano presentato domanda diversi magistrati italiani.

 

 

Uno di essi, il pm romano Alessandro Di Taranto, dopo essere stato bocciato dal Csm, aveva però presentato ricorso al giudice amministrativo ritenendo che la comparazione dei cv fosse stata in qualche modo falsata. Fra i requisiti previsti per entrare nell'élite dei pm europei, infatti, vi era quello di aver maturato una esperienza nell'ambito della «cooperazione giudiziaria internazionale in materia penale». E Di Taranto aveva lavorato per anni presso la Direzione generale della giustizia penale di via Arenula occupandosi proprio di estradizioni. Ma non solo. Gli aspiranti dovevano anche aver maturato esperienza nella conduzione di indagini in materia di criminalità economica-finanziaria.


Anche questo un requisito in possesso di Di Taranto, avendo svolto per anni il pm a Palermo e a Roma. Esperienze professionali che, per motivi non chiari, non erano state valorizzate dal Csm il quale, invece, gli aveva preferito la collega Guglielmi che nel suo curriculum poteva vantare solo di aver svolto una non meglio specificata «attività di studio ed approfondimento» sulle reti di collaborazione internazionale quando in passato aveva prestato servizio proprio al Csm. Il Consiglio di Stato aveva allora accolto il ricorso ritenendo che «nulla hanno a che vedere» le attività di studio con quelle investigativa sul campo, annullando così la nomina della magistrata progressista.

 

 

Ma il bello viene adesso. La sentenza che ha accolto il ricorso di Di Taranto risale ad agosto. Da allora tutto tace e l'annullamento dei provvedimento di nomina della dottoressa Guglielmi è finito in qualche cassetto a Palazzo dei Marescialli, con la conseguenza che la magistrata è sempre al suo posto di pm europeo. Qualche maligno ha ipotizzato che dietro "l'inerzia" del Csm ci possa essere un qualche imbarazzo da parte dei togati progressisti, attualmente in maggioranza, nel dover disporre la rimozione dall'incarico nei confronti della loro ex segretaria nazionale. Ipotesi che si spera possa essere smentita quanto prima dando esecuzione alla sentenza del giudice amministrativo che ha dato ragione a Di Taranto. 

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