Dopo quattro mesi di caos - tra strampalate supposizioni, suggestioni, falsi scoop, accuse infondate, fughe di notizie e imbarazzanti scontri televisivi tra “opinionisti tifosi” - la Procura di Pavia prova a blindare la nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Lo fa per proteggere le indagini, per smorzare le polemiche, per far abbassare i toni di fronte al «continuo attribuire» agli inquirenti «valutazioni, ricostruzioni, attività in corso e persino stati d’animo».
A spiegarlo, in una nota, è il procuratore Fabio Napoleone, il quale precisa che i magistrati titolari delle indagini «che aggiornano costantemente il procuratore sull’accuratezza delle verifiche condotte, si esprimeranno ufficialmente solo al termine delle attività, adottando le decisioni necessarie.
Qualsiasi interpretazione proveniente da soggetti estranei all’Ufficio, in assenza di comunicati ufficiali, genera solo confusione, dando vita a discussioni fittizie in cui consulenti, esperti o opinionisti commentano su ipotetiche scelte della Procura basate su congetture». Tradotto, d’ora in poi ogni riferimento alla Procura di Pavia «anche quelli recentemente diffusi, deve considerarsi infondato se non supportato da comunicazioni ufficiali».
Una presa di posizione netta nei confronti del mondo dell’informazione e dei social, ma chissà se contiene anche una piccola ammissione di colpe. Già, perché se è vero molti, tra giornalisti, influencer e opinionisti, hanno dato il peggio di sé dimostrando poca professionalità, è altrettanto vero che anche chi sta indagando, finora, ha scelto una linea che si può definire mediaticamente aggressiva - e non certo di basso profilo - dando a volte perlomeno l’impressione di - diciamo così- non voler evitare la risonanza della stampa, spettacolarizzando situazioni che forse sarebbe stato meglio tenere più riservate.
Basta pensare a quando il nuovo indagato Andrea Sempio si è recato a Milano per il test del Dna e si è ritrovato una folla di giornalisti e fotografi ad aspettarlo, a quando sono state perquisite le varie abitazioni o, soprattutto, a quando è stato dragato- con un’operazione in grande stile e quasi in diretta tv - il canale di Tromello, a pochi km da Garlasco, per cercare la possibile arma del delitto.
Mettere un freno a tutto ciò che sta attorno a questa delicata indagine, ora, non può che far bene all’indagine stessa, oltre che ai protagonisti (l‘indagato, i suoi amici, i parenti della vittima) e a chi sta lavorando per capire se Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara condannato nel 20015 a 16 anni di carcere, sia il vero colpevole dell’omicidio come stabilito da un lungo e contraddittorio processo (nei primi due gradi era stato assolto), se il nuovo indagato (per concorso in omicidio) Andrea Sempio c’entri veramente qualcosa e se si possa raccontare un’altra verità- con una ricostruzione alternativa- riguardo uno dei più controversi casi di cronaca nera degli ultimi anni.