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Sonia Bruganelli a Libero: "Mi odiano perché sono ricca. La balla sul coronavirus"

Alessandra Menzani
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Sonia Bruganelli, moglie di Paolo Bonolis, nel raccontarsi si definisce "molto madre, a volte moglie, ancora figlia, sempre sorella, altalenante amica e po', ma solo un po', imprenditrice". Di sicuro non lascia indifferenti. La consorte del del principe della tv italiana è una donna libera che non teme di mostrare il suo stile di vita privilegiato e per questo esiste una lunga letteratura di critiche, insulti, rosiconi, invidia sociale. Ma quello che pochi sanno è che lavora sodo. Ha fondato la società Sdl 2005 che si occupa di casting per trasmissioni come Avanti un altro, programmi, libri, web tv che conduce anche in prima persona. Ma non vuole fare concorrenza al marito, giura, stare dietro le quinte è la dimensione che preferisce.
 

 

 

Però con le dirette Instagram si sta divertendo. 
«Nascono da una voglia di intrattenimento, di fare stare bene gli ospiti e le persone a casa, spesso con scopo benefico. La diretta sui social non è come la tv, ti puoi permettere sbavature. Abbiamo tante idee e progetti».
Per esempio? 
«Alcuni ho paura a rivelarli, perché non vorrei mi rubassero l’idea (sorride, ndr). La diretta dell’altro giorno con Laura Freddi mi ha stuzzicato qualcosa sulle vite passate, delle coppie e delle persone. La rubrica I libri di Sonia potrebbe andare in qualche canale digitale».
È una divoratrice. Come fa a leggere tanti libri con tre figli? 
«L’estate è il periodo ideale. Adesso sono un po’ più grandi, serve meno accudimento. La mia passione è nata a quattro anni: mia madre mi leggeva le favole ma io decisi che volevo leggermele da sole. E imparai a farlo. I libri sono uno sfogo, più delle serie tv» .
Cosa ha letto di recente? 
«L’ultimo di Dacia Maraini, poi inizierò la storia della Montessori. Tutti Rizzoli, nostro sponsor».
Durante il Covid si diceva: ne usciremo migliori. Ma a giudicare dagli odiatori che ancora la attaccano, lei ne è convinta? 
«No. Le cose che rendono migliori penso siano quelle che accadono singolarmente. Già durante la pandemia,io e Paolo avevamo capito che certe disposizioni umane non cambieranno mai. Insultare è uno sfogo, non sappiamo chi ci sia dietro, ma certo andrebbe analizzato psicologicamente. Sono maschere che si indossano. Poi magari sono solo ragazzini» .
Qualche insulto l’ha mai ferita davvero? 
«Perché una cosa mi colpisca, deve uscire dalla bocca di qualcuno che stimo. Se non so chi ci sia dietro, no».
L’odio sociale crede sia aumentato con il divario che la situazione economica ha generato dopo il coronavirus? 
«Penso di sì. Con uno dei miei format cerchiamo di aiutare, dando visibilità gratuita, piccole aziende italiane, provando a riaprire il mercato. Non vivo chiusa nel mio mondo e me ne frego. Nemmeno Paolo. I nostri figli fanno una vita normale. Se prendo l’aereo privato è perché me lo posso permettere e facilita alcune dinamiche famigliari. Se non è l’aereo attaccano la borsa o l’anello. Pazienza».
Quest’anno farà le vacanze in Italia per aiutare il Paese? 
«Sì, stiamo in Toscana, più che altro per tranquillità. Ci dispiace per certo qualunquismo: “Non andate in Francia, in Spagna”. Ci sono tanti imprenditori italiani che hanno investito in quei Paesi e all’estero, e che ora stanno perdendo molto» .
Suo marito Paolo Bonolis è sempre stato meno social di lei. Discussioni? 
«No, la vita è un’altra cosa. Diciamo che Paolo ha un Nokia che prende sì e no, il suo profilo non lo gestisce lui e nel periodo in cui tutto era fermo ha ceduto a qualche diretta: altro non si poteva fare». 
Da donna imprenditrice, ha mai notato maschilismo? 
«Direi di sì,ma non mi ha mai afflitto. Nemmeno prima di conoscere Paolo: studiavo, lavoravo, facevo fotoromanzi, non homai vissuto questa differenza di trattamento. E un certo femminismo sempre arrabbiato non mi rappresenta, poi certo...».
Cosa? 
«La donna è più portata a scegliere: se lavorare sodo fino ai trenta anni e poi pensare a una famiglia, se fare un solo figlio per conciliar e le due dimensioni. Questo ha generato probabilmente la presenza di più uomini nelle posizioni di potere. Tutto questo è vero ovunque: non solo in tv».

 

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