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La Corte suprema boccia intesa tra governo e parenti dei pescatori uccisi

Secondo New Delhi la procedura: "è un modo per aggirare il processo legale indiano". Rinviata di 14 giorni la custodia cautelare dei due marò

Andrea Turco
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La vicenda dei due marò, detenuti in India, acquista ogni giorno che passa una dimensione grottesca. L'intesa tra il governo italiano e i familiari dei pescatori uccisi sembrava essere un primo positivo passo verso la liberazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tanto che l'accordo era stato sancito da una corte popolare (una sorta di sistema giudiziario conciliatorio alternativo) con il via libera dell'Alta Corte del Kerala. Invece lunedì è arrivata la doccia gelata, con la la Corte Suprema di New Delhi che ha bloccato il versamento della somma sostenendo che "è spiacevole per noi il modo in cui si sia tentato di aggirare il processo legale indiano". Marò in carcere altri 14 giorni - Intanto, è stata nuovamente prolungata di altri 14 giorni, fino all'11 maggio, la custodia giudiziaria dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Inoltre continua anche il tira e molla sul rilascio della petroliera Enrica Lexie. La Corte Suprema indiana ha rinviato a martedì l'udienza sul rilascio dell'imbarcazione. I giudici hanno posto come condizione che il governo italiano garantisca che i quattro marò ancora sulla nave, commilitoni di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, possano tornare in India per testimoniare nell'eventualità che venga avviato il processo contro i due fanti di marina. 

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