Sinistra nel panico

Il "padrino" Beppe Grillofa impazzire Pd e rossi

Matteo Legnani

Beppe Grillo non fa retromarcia, ma rincara la dose. «Datemi del mafioso, dai, che questa ancora mi mancava», ha scritto ieri sul suo blog. Ma torniamo a due giorni fa quando, a Palermo per presentare il candidato sindaco del Movimento a 5 stelle Riccardo Nuti, il comico genovese ha detto: «La mafia non ha mai strangolato i suoi clienti, si limita a prendere il pizzo. Ma qui vediamo un’altra mafia che strangola la sua vittima». Parole forti, che scatenano reazioni a catena da parte di forze politiche, personaggi locali e parenti delle vittime. Durissimo, per esempio, è Pier Luigi Bersani: «La mafia è meglio della politica? Non gli chiediamo di ripeterlo davanti alla lapide di Pio La Torre (ieri ricorreva il trentennale dell'assassinio, ndr) perché potrebbe dire che rappresenta il passato, ma lo dica davanti agli amministratori del Sud, uomini e spesso donne, che vivono sotto la minaccia della mafia e della camorra», ha detto il segretario democratico. Sostenendo inoltre di essere «scosso e allibito per parole che sembrano uno sdoganamento di Cosa nostra». «Grillo parla come un mafioso senza essere nemmeno originale. Gli stessi argomenti prima di lui li hanno già utilizzati Vito Ciancimino e Tano Badalamenti. E come l’ultimo dei mafiosi non ha nemmeno il coraggio di confrontarsi pubblicamente sulle sue patetiche provocazioni», afferma invece Claudio Fava di Sinistra Ecologia Libertà.  Molto critico anche il finiano siciliano Fabio Granata, secondo cui «le parole vergognose pronunciate a Palermo da Grillo suonano inaccettabili nel giorno della memoria di Pio La Torre». E «in una fase di transizione come questa, parole di comprensione e di sostanziale legittimazione verso Cosa Nostra sono inquietanti e pericolose». Poi ci sono i familiari delle vittime. «Grillo dice che la mafia non strangola i clienti ma si limita a chiedere il pizzo? Forse dimentica che ha anche ammazzato chi si è rifiutato di pagare il pizzo», osserva Pina Maisano, vedova di Libero Grassi, assassinato da Cosa nostra proprio per essersi ribellato al racket. Secondo la vedova Grassi «il comico genovese è un populista che cerca di cavalcare l’avversione della gente verso i partito». Mentre per Angela Ogliastro, sorella di Serafino Ogliastro, un ex poliziotto ucciso nel 1991 dalla cosca di Brancaccio, «le parole del comico sono un’offesa nei confronti delle vittime e un insulto al lavoro svolto in questi anni dalle forze dell’ordine». Assediato dalle critiche, ieri Grillo è tornato sull’argomento, ma senza fare retromarcia. «La mafia ha tutto l'interesse a mantenere in vita le sue vittime», ha insistito. «Le sfrutta, le umilia, le spreme, ma le uccide solo se è necessario per ribadire il suo dominio nel territorio». Quindi, dalle pagine del suo blog, Grillo ha rivolto un messaggio di sfida a tutti i critici e i detrattori: «Mafioso mi mancava. Avanti, sparate le ultime cartucce». Tenta invece di metterci una pezza il suo candidato palermitano. «Mafia e Movimento vanno d’accordo come il presepe e ferragosto, sono antitesi allo stato puro. Sono i fatti non le parole che gridano a grandissima voce il nostro antico e costante impegno antimafia», afferma Nuti. Il quale rivendica il fatto che il movimento di Grillo sia «l’unico ad aver chiesto alla Regione siciliana di costituirsi parte civile in caso di rinvio a giudizio di Raffaele Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa». di Gianluca Roselli