Il vincitore

Hollande il comunista che alla fine si inchinerà alla Merkel

Eliana Giusto

  Con un uomo “normale”, senza infamia e senza lode, zero carisma ma 11 anni passati alla guida del partito socialista, la sinistra è tornata all’Eliseo. Dopo diciassette anni di governo di centrodestra e tante delusioni in mezzo, la gauche si è ripresa la Bastiglia. Sembra più per "merito" di Sarkozy che del neopresidente Hollande, l’ex comunista che alla fine si inchinerà al volere della Merkel.   L'asse con Berlino - Insomma, dopo il grande Mitterand la sinistra torna al potere con il modestissimo Francois Hollande.  La prima telefonata che il neopresidente ha ricevuto è stata  quella di Sarkò, che gli ha augurato buona fortuna, poi a chiamarlo è stata la cancelliera Angela Merkel  che si è congratulata con lui e lo ha finalmente invitato a Berlino dopo aver rifiutato finora di riceverlo.  Ora Sarkozy, il presidente di ferro non riconfermato dai francesi,  recita il mea culpa - “Ho sbagliato io, mi assumo tutta la responsabilità di questa sconfitta” – e annuncia l’addio alla politica. Del resto Sarkò ha segnato il suo destino. Aveva promesso di modernizzare il paese ma ha fatto metà delle  riforme promesse, ha puntato sul rigore quando i francesi chiedevano il cambiamento. E poi non sono piaciuti i suoi modi sprezzanti, certe uscite infelici e quella première dame – l’italianissima Carla Bruni – così lontana dalla gente e dalle donne comuni.  Il programma - Hollande, invece, nella sua mediocrità, promette più diritti per gli immigrati compreso quello di voto, più diritti per coppie gay, come la possibilità di adozione e di sposarsi, l’eutanasia, il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e la riapertura dei  negoziati sui trattati europei.