L'analisi

Killer di Brindisi come BreivikPazzo sadico con molto metodo

Andrea Tempestini

Attendiamo che gli inquirenti portino a termine il loro delicato lavoro di indagini, accertamenti e controprove. Esclusa la pista di mafia, rimangono aperte due piste principali: quella del terrorismo o di una sorta di nuova edizione di strategia della tensione, oppure quella del folle isolato. E dove dovrebbero cercare pm e forze dell’ordine se si dovesse escludere la prima ipotesi? Se si tratta del gesto isolato di un folle, esso scaturisce da una personalità simile agli psicopatici che hanno colpito a Tolosa e a Oslo: hanno cervelli privi di empatia, non percepiscono senso di colpa o di rimorso, ma piacere nel vedere il dolore altrui. Sono affetti da grave disagio mentale che può integrarsi con il profilo del criminale: e cercano di produrre attentati sensazionalistici, ragion per cui spesso si scelgono un bersaglio che possa dare risalto.  Colpire degli innocenti, degli adolescenti proprio mentre si recano nel  luogo sacro insieme alla famiglia che è la scuola risponde perfettamente a questa loro necessità. Questo tipo di individuo sceglie di agire dove il danno  prodotto genera ancor più di sofferenza perché ha un gusto sadico nel vedere le reazioni.  E dunque la possibilità che costui - che prova rabbia verso il mondo intero - torni a colpire è molto alta, proprio per riuscire a provare di nuovo quella sensazione di piacevole onnipotenza che genera dalla sofferenza degli altri. Chiunque esso sia e qualunque siano i suoi obiettivi, la sua è una mente, un cervello da psicopatico, una persona che si diverte a pianificare una azione orrenda in modo lucido e nei minimi dettagli. È il predatore per eccellenza, e se vogliamo dargli una etichetta, è una sorta di «genio del male», una persona intelligente e malvagia, la persona peggiore che si possa incontrare.  di Rosario Sorrentino Neurologo, direttore Isneg Istituto  di neuroscienze globale