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Il compagno Casini sta col PdAlfano se l'è lasciato sfuggire

Pier si offre a Bersani e i futuristi si accodano. Dietro le dichiarazioni di facciata, malumori nel Pdl

Alvise Losi
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Le parole di Pierferdinando Casini hanno mietuto la prima vittima e si chiama Angelino Alfano. Nel Popolo della libertà non hanno gradito l'intervista al Corriere della sera del leader Udc e la sua apertura al Partito democratico e a Pierluigi Bersani e fioccano le accuse nei confronti dell'ex alleato. Ma nel partito di Silvio Berlusconi serpeggia un malumore, solo per il momento sopito, nascosto. Flop Alfano - Da quando è segretario del Pdl, Alfano ha provato a ridurre la distanza che si era creata tra Berlusconi e Casini. Una vera e propria linea politica che non ha mai convinto tutto il partito, a partire proprio dal grande capo, solo per il momento nascosto nell'ombra. Una scelta, quella di Alfano, che gli ha inimicato mezzo partito e che oggi, alla luce della decisione di Casini di schierarsi con il Pd alle prossime elezioni politiche del 2013, risulta completamente fallimentare. Nessuna voce si è ancora levata a condannare il segretario e, per il momento, gli uomini del Pdl preferiscono attaccare il leader Udc, ma il malumore è tutto interno al partito. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, uno degli uomini più vicini a Berlusconi, ha dichiarato che "un patto fra progressisti e moderati, escludendo pregiudizialmente il Pdl, sarebbe solo la riproposizione del centro-sinistra classico, con Casini al posto di Prodi". Poi Cicchitto continua e sottolinea che "l'intervista di Pier Ferdinando Casini apre un problema politico di fondo. A tutto ciò però il Pdl non deve rispondere con fughe estremistiche ma rimanendo sul terreno del Partito popolare europeo".  Reazioni contrastanti - Ma nel Pdl le idee non sono chiare e la linea di pensiero su Casini non è unitaria. L'ex ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha ammesso che quella di Casini è "una posizione da noi non condivisa ma legittima, che fa chiarezza nel campo del centro destra e che assegna ancora una volta al Pdl grandi responsabilità" come "architrave del centrodestra". Il portavoce nazionale del Pdl Daniele Capezzone è invece più duro e spiega che "se Casini scegliesse di convergere con questa sinistra, commetterebbe un doppio errore culturale, più ancora che politico: accetterebbe la logica del 'tassa e spendi' e soprattutto accetterebbe l'idea di una immodificabilità dello status quo economico-sociale, pena la rottura del patto di ferro del Pd con la Cgil". Gianfranco Rotondi, ex ministro allo Sviluppo, ammette i problemi interni al partito: "L'intervista di Casini pone fine politicamente alla legislatura: annunzia il patto Udc-Pd, chiede la spaccatura del Pdl. E' inopportuno che proprio oggi qualche nostro ex ministro dica che di Berlusconi in campo non si parla neppure. A furia di inseguire gli argomenti degli avversari stiamo facendo la fine delle 'botte a muro'. In campo c'è Alfano col sostegno di tutti noi. Ma è Berlusconi a tenerci insieme e chi se n'è stancato non ha che da dirlo". Le prime parole, pur di circostanza, per certificare forti malumori interni sulla linea scelta dal segretario e supportata da alcuni big del partito. Le parole di Casini - Queste le dichiarazioni di Casini che hanno accentrato l'attenzione della politica italiana: "Tra progressisti e moderati si può creare un asse per governare l'Italia. Come capiscono anche tanti moderati del Pdl. Con buona pace di Schifani che aveva chiesto sostegno più netto a Monti e degli sforzi di Alfano, Berlusconi è tornato a dare le carte e a spingere il Pdl verso la solita deriva del populismo". Per Casini "la solidità del gruppo dirigente del Pd è più forte di quella del Pdl" e poi attacca Matteo Renzi, dicendo che "per molti aspetti è alla mia destra". Poi, nel pomeriggio a Sassari, ricorda che "stiamo commemorando qui Berlinguer: la Prima Repubblica aveva personalità come Berlinguer, Fanfani e Moro, che in epoche di scontri ideologici durissimi tra Dc e Pci seppero privilegiare la necessità di fronteggiare il terrorismo, nelle dimensioni in cui si stava profilando. Se il Partito comunista non fosse stato associato ad un'opzione di contrasto forte rispetto al terrorismo oggi non saremmo riusciti a difendere la democrazia italiana". Sinistra spiazzata - E il centrosinistra, tutt'ora diviso in diverse anime, rischia ulteriori spaccature. Il partito di Nichi Vendola Sinistra ecologia e libertà e quello di Antonio Di Pietro Italia dei Valori rischiano di veder sfumare l'alleanza tanto sperata con il Pd e suggellata con il patto di Vasto. Il presidente dei senatori Idv Felice Belisario ha dichiarato che "se non ci fosse da piangere mi verrebbe da ridere. Di che stiamo parlando? Chiacchiere! Solo chiacchiere da politicanti che servono alla politica per tirare a campare, mentre il Paese va a rotoli". Poi attacca e scrive che "quanto alle categorie dei 'moderati' e dei 'progressisti', mi sembrano talmente lontane dalla realtà che avrà un'amara sorpresa chi le usa strumentalmente, pensando così di guidare il Paese. Noi dell'IdV abbiamo le idee chiare, le abbiamo rappresentate in modo diretto ovunque, gli italiani sanno cosa e chi votano quando scelgono l'Italia dei Valori. Ora si diano una svegliata tutti, e lo dico soprattutto agli amici del Pd: scelgano cosa vogliono  dalla vita una volta per tutte e andiamo subito al voto". Anche Vendola è tornato a criticare Monti e auspicare elezioni anticipate, forse con la speranza di poter evitare un patto tra Bersani e Casini. Il Pd apre - Bersani, da sempre a metà tra la tentazione centrista e l'alleanza con Vendola e Di Pietro, apre a Casini e dichiara che l'intervista del leader Udc "ha un significato politicamente di grande rilievo. Credo che diventi sempre più evidente, in Italia e non solo, che il problema è quello di costrurie un patto tra forze riformiste, democratiche e costituzionali contro una destra che inevitabilmente viene risucchiata da tentazioni populiste: via dall'euro, non paghiamo i debiti. Parole d'ordine pericolosisime. E' quindi è la logica delle cose che porta a un patto di questo genere". Ma tutte le anime del Pd sembrano aver apprezzato la possibilità di un patto tra 'riformisti' e 'moderati'. Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai, ha applaudito: "Ottimo Casini. Di fronte ai populismi e alle demagogie sempre più irresponsabili che provengono da molti fronti politici, la proposta del leader Udc per una alleanza tra progressisti e moderati è la miglior risposta che si può dare in questa fase politica per costruire una vera e credibile coalizione di governo. Tutto il resto, piaccia o non piaccia, garantirebbe forse di vincere le elezioni ma con un'unica certezza: l'impossibilità di governare. E anche il Pd, anzi soprattutto il Pd, questo non se lo può più permettere". Apprezzamento anche dall'ex alleato di Casini Marco Follini, ora nel Pd: "L'intervista di Casini su moderati più progressisti è un passo importante per il centrosinistra che verrà. Il tempo dà ragione a scelte giuste". Fli d'accordo - Il presidente Udc Rocco Buttiglione fa quadrato e sostiene che "gli attacchi del Pdl a Casini sono soprattutto un sintomo della loro confusione. Casini ha semplicemente riproposto la nostra coerente linea di sempre, la grande alleanza tra moderati e progressisti per il bene dell'Italia. Il Pdl si autoesclude dai moderati? Se sì è un problema suo". Ma anche gli ex Pdl di Futuro e libertà sono con l'Udc. Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli alla Camera, concorda "con Casini: alle prossime elezioni ci dovrà essere una nuova offerta politica. E penso che la debbano costruire insieme tutti i riformatori che hanno a cuore il futuro dell'Italia e che non vogliono farsi trascinare dalla deriva irreversibile del Pdl verso la politica del 'tanto peggio, tanto meglio' né arrendersi alle resistenze conservatrici che trattengono il Pd da un sostegno più deciso e meno condizionato al governo Monti e che dopo le elezioni rischiano ancora più fortemente di condizionare la coalizione di centro-sinistra”. E anche l'eurodeputato Potito Salatto, membro dell'ufficio di presidenza di Fli, dichiara in una nota che "la lungimirante intervista di Casini taglia le ali a quei pochi che in Fli tentano, con artificiose argomentazioni, improponibili alleanze con il Pdl o con gli ex An. Oppure provano a trasferire a livello nazionale ipotesi 'siciliane' di un nuovo Polo composto da Fli, Api, Mpa e che avrebbe come unico effetto quello di isolare il partito. Sono convinto che nell'assemblea nazionale di Fli del prossimo 30 giugno si potranno definire una linea strategica e contenuti concreti che ci pongano in assonanza con l'Udc. A quel punto, oltre a Fini e Casini, tutti coloro che sono interessati a dar vita a una forza moderata, laica, cattolica e riformista potranno ritrovarsi in un unico contenitore per affrontare le elezioni sia a ottobre sia nel 2013. Di sicuro non c'è tempo da perdere".  

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