Scandalo scorta

Perché Battista e Corsera difendono Fini e la Casta?

Giulio Bucchi

Lo avevamo scritto qualche giorno fa: mentre il Corriere della Sera taceva sullo scandalo scorta di Gianfranco Fini sollevato da Libero, il solo Antonio Polito, ex direttore del Riformista e ora editorialista di via Solferino, si sbilanciava: poche storie, quello di Maurizio Belpietro è un gran bello scoop. Lo faceva su Twitter, perché sul quotidiano per commenti di questo tipo (e tenore) non c'era spazio. Il perché lo si capisce andando a spulciare la rubrica quotidiana di Pierluigi Battista, Piazza Grande."Finisce nel nulla e nel ridicolo la più scombiccherata campagna giornalistica estiva mai apparsa sulla stampa italiana e internazionale (...). Giorni e giorni di titoli tonitruanti, di accuse indignate, di appelli, di insulti, di commenti beffardi". Che la campagna di Libero contro Fini si sia afflosciata, spiega il sempre attento agli equilibri Battista, lo si evince dal fatto che dopo 10 giorni gli articoli sul caso siano finiti indietro, a pagina 10 e 11. Però Battista sembra scordarsi che proprio un buco nell'acqua la campagna giornalistica di Libero non è stata, visto che lo stesso Fini ha dovuto scrivere a Repubblica invocando (lui!) una revisione del sistema di sicurezza dei politici, all'insegna del risparmio, e soprattutto che il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri abbia annunciato un giro di vite. La battaglia contro gli sprechi pubblici (di cui la scorta di Fini è un esempio perfetto) va avanti anche grazie a Libero. Ma il Corriere e Battista hanno preferito, per tutti questi giorni, far finta di nulla o, in alternativa, attaccare Libero perché attacca Fini. Mai una presa di posizione, nello specifico, sui privilegi della Casta. Una domanda a Battista allora la facciamo noi: perché?