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Roma, corteo e scontri con la polizia: 14 feriti. Passera: "Non ho mai detto che è un caso impossibile"

I manifestanti: "Vogliamo lavorare, niente cassaintegrazione". Fornero: "Così l'impianto non può stare aperto". L'interesse della svizzera Klesch

Giulio Bucchi
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Striscioni, tafferugli con la polizia, petardi e bombe carta, 14 feriti: è il primissimo bilancio della mattinata di protesta degli operai sardi dell'acciaieria Alcoa a rischio chiusura, giunti a Roma con una folta delegazione che ha incontrato intorno alle 10.40 il sottosegretario allo Sviluppo De Vincenzi quindi il ministro Corrado Passera. Fuori dal ministero, un presidio di operai e sindacalisti Cgil, Cisl e Uil. Il clima è teso e una parte dei manifestanti ha cercato di forzare il corteo e deviare il percorso su largo Santa Susanna. Gli scontri con le forze dell'ordine sono iniziati in via Molise, con un mezzo della Guardia di Finanza danneggiato. Tra i manifestanti anche i tre operai che fino a venerdì erano rimasti per protesta sul silo dell'impianto di Portovesme a 66 metri d'altezza. Nella serata di lunedì 10 settembre è arrivata la notizia che il ministero dello Sviluppo Economico chiede uno spegnimento "più graduale" delle celle e l'allungamento dei tempi della fermata dell'impianto della Alcoa di Porto Vesme. Chiede inoltre l'adozione di tecniche in grado di consentire una rapida ripartenza dello 'smelter': è quanto si legge in un comunicato stampa diffuso al termine della riunione tra governo, sindacati, Alcoa ed enti locali. Passera: "Non è caso impossibile" - Sulla vicenda in precedenza aveva riportato un briciolo di speranza il ministro Passera che ha detto di "non aver mai pensato che fosse un caso impossibile". Secondo quanto hanno riferito fonti sindacali presenti al tavolo al ministero sul futuro dello stabilimento sardo di alluminio, Passera ha assicurato che si impegnerà a "trovare una soluzione. Faremo molta pressione sui due gruppi che hanno manifestato interesse (Glenocore e Klesch, ndr) ma lavoriamo in parallelo su tutto quello che può dare sviluppo al Sulcis", ha affermato il ministro. "Nessuna strada percorribile" - Le trattative però sembrano ancora in alto mare: nonostante la manifestazione di interesse dell''azienda svizzera Klesch, il gruppo Alcoa, con una mail spedita all'agenzia Reuters - ha dichiarato di "non aver ricevuto ancora alcuna manifestazione di interesse percorribile per la cessione dello stabilimento sardo di produzione dell'alluminio a Portovesme", ma di essere stata contattata da diversi soggetti e di essere aperta a trattare. "Continuiamo il processo di spegnimento e rimaniamo aperti a discutere la cessione dello stabilimento in spegnimento", ha aggiunto l'azienda americana. "Incazzati neri e disposti a tutto" - In una Roma presidiata e blindata, fanno rumore oltre alle esplosioni di petardi e bombe carta anche gli striscioni e gli slogan dei manifestanti: accuse a politici e governo, gridi d'allarme per una regione, il Sulcis, che rischia di morire insieme alla fine del distretto di carbone e acciaio. "Siamo incazzati neri e disposti a tutto", gridano gli operai che non vogliono la chiusura dell'impianto e nemmeno l'ipotesi cassa integrazione: "Dobbiamo continuare a lavorare, non c'è altra soluzione".  Fornero: "Non si può andare avanti così" - Il ministro del Lavoro Elsa Fornero, da Torino, ha commentato: "Noi siamo vicini ai lavoratori dell'Alcoa e ci sentiamo di spiegare loro lo sforzo che il governo sta facendo per cercare di tenere in piedi quei posti di lavoro, ma devono essere sostenibili economicamente, cioè non possono essere tenuti in piedi così. Non ci preoccupa la manifestazione, ci preoccupa tutto il problema dell'Alcoa".  

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